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giovedì 25 marzo 2010

Il rifiuto del viaggiatore

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I ricordi delle donne che aveva provato ad amare erano molti, e scorrevano davanti ai suoi occhi come alberi scorti dal finestrino di un treno.
Chi intraprende un lungo viaggio in treno, e guarda attraverso il finestrino, prima o poi confonde l’intero panorama, e perfino la natura più rigogliosa diviene una monotona immagine, che si ripete all’infinito; più il treno è veloce, più quel colore diventa unico e confuso.

Il suo treno correva veloce, da sempre.

Vedeva quel panorama come un’unica scenografia artificiale, e non riusciva più a cogliere la bellezza di ogni singola pianta, non cercava di percepire il profumo dei suoi fiori, ne’ desiderava assaporarne i frutti.

Si accorse del suo stato d’animo una sera, dentro ad un locale in cui davano musiche latino americane.

La pista era piena di ballerine ammiccanti e sensuali, vestite più o meno maliziosamente, accompagnate da cavalieri virtuosi e vestiti di tutto punto.
Anche in sala intravide subito un numero notevole di giovani donne, alcune decisamente confacenti ai suoi gusti, altre semplicemente imbellite dall’aiuto del fard.
Con un lungo, attento sguardo, fece una carrellata dell’intero locale e, proprio in quel momento, si sentì esattamente come il viaggiatore del treno.

Ordinò una birra e, anziché girarsi verso il resto del locale, rimase con lo sguardo fisso verso il bancone; dava le spalle a tutti, pur sapendo con assoluta certezza, che in quel locale e a quell’ora, avrebbe potuto incontrare alcune ragazze di sua conoscenza e magari finire la serata in compagnia.

Sorseggiava dalla sua caraffa, ascoltava con piacere il ritmo infuocato della salsa, ma si sentiva totalmente estraneo a quel luogo.
Il viaggiatore finì in un ultimo grande sorso la birra, si pulì la bocca col la manica della giacca, salutò il barman e si diresse all’uscita.

Era chiaro che le verdi e rigogliose piante, con fiori profumati e dolcissimi frutti, non gli interessavano più.

mercoledì 24 marzo 2010

Piango dal dolore.
Mi ero finalmente addormentato, e invece sono ancora qui, a crecar farmacie aperte a quest'ora.
Ovviamente non ce se sono.
La guardia medica mi ha detto che non esce per un mal di denti. Gli ho spiegato che un male così non l'avevo mai provato, che sto urlando e piangendo, e ho bisogno di un anitidolorifico.
Lui non ce l'ha.
Questo è uno sfogo scusate se leggete sta roba.
Non auguro a nessuno un dolore così.
Anzi lo auguro a quello della guardia medica, che quando gli ho detto piangendo "non ho antidolorifici, ho finito anche i moment", prima mi ha detto "ma lei prima chiami il 118, e poi il 118 chiama me..comunque..ormai mi dica", e poi mi ha risposto "eh ma io cosa le posso dire.. dovrebbe prendere un antidolorifico, ce l'ha un aulin in casa?".
E BRUTTO FIGLIO DI ZOCCOLA DELLA GUARDIA MEDICA DI CREMA, SE AVEVO UN ANTIDOLORIFICO IN CASA TI CHIAMAVO IN LACRIME ALL'UNA DI NOTTE?

sabato 20 marzo 2010

Un’amore lungo un tovagliolo

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…mentre lui parlava e parlava, vomitava fiumi di parole e di concetti, lei si era già avvicinata.
Con i gomiti poggiati sulla vecchia panca della birreria, gli offriva il suo volto ed il suo sorriso, rompendo quella che, per lui, era la distanza di sicurezza.

Lei, zitta, fremeva; le sarebbe bastato un attimo, solo un secondo di silenzio, e si sarebbe lanciata su di lui, abbandonandosi ad un interminabile bacio.
Lui doveva aver capito qualcosa, perché cominciò a parlare più veloce.

Aveva paura di lei.

Ridevano, entrambi, ma i loro sorrisi nascondevano pensieri diversi..
“se mi prendi sono tua”, per la giovane donna dai capelli rossi; “io sono imbranato, pensaci tu”, invece, era il pensiero fisso di lui.
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(questo brano è scritto su un tovagliolo che avevo dimenticato nella tasca destra della mia giacca, e che ho ritrovato oggi dopo circa un anno; l’ho scritto con la penna che avevo chiesto al cameriere, mentre sorseggiavo una birra e osservavo divertito la coppia davanti a me)

mercoledì 17 marzo 2010

Sentirmi piccolo piccolo.

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Ho troppi motivi per essere triste, questa sera.
E allora, come sempre accade quand'è così, giro su youtube in cerca di ricordi che mi scaldassero il cuore.
Ovviamente, cerco le sigle dei cartoni animati di quand'ero piccolo.
Sì, molte mi fanno sorridere (Demetan, Yattaman, Gigi la trottola), alcune mi fanno venire il magone (Conan, Carletto, Lamù), ma questa ragazzi, questa è stato un tuffo al cuore.
Credo di non vedere questo cartone da almeno 27 anni.
Tiè, lacrimoni a gogò anche per voi !
(per la sigla completta cliccate QUI, è troppo bella!!!)

sabato 6 marzo 2010

venerdì 5 marzo 2010

Emozioni violente

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Odio le persone che mi dicono quello che devo fare.

Odio le donne e la loro innocente confusione mentale perpetua,
odio gli uomini e la loro stupida inconsistenza.

Odio la strafottente sfacciataggine dei politici,
odio le persone che, piuttosto di dirti una verità scomoda subito, ti fanno stare in ballo per mesi.
Odio le persone che ti remano contro per invidia,
odio i falsi sul posto di lavoro,

odio i ruffiani,

odio i preti e la loro megalomane pretesa di essere testimoni di dio,
odio Padre Pio e tutti i cazzo di santi che ci sono sul calendario,
odio che qualcuno dirà quanto sono blasfemo, pur sapendo benissimo che non esistono ne’ dio ne’ i santi.

Odio me stesso quando “per fortuna non ho un lanciafiamme a portata di mano”,
odio il J.D. che ho bevuto questa sera,
odio la mia ombra riflessa sul muro.

Odio quando sono così,
ma provo tutte le emozioni della vita, quindi anche le più violente.
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(04/03/10, ore 0.10)

mercoledì 3 marzo 2010

La misura

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Quant’è profondo il mare, tu lo sai?
E, dimmi,
per quanti giorni errante vagheresti
sotto il sole del Sahara,
senza trovar mai tracce di vita?
Il firmamento,
così splendido e assoluto,
ci avvicina all’idea d’infinito per la sua grandezza
più di ogni altra cosa.
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Son misure indefinite o incalcolabili
per la mia semplice filosofia,
eppure, tutto questo sento sia normale:
normale è l’assoluta grandezza dell’infinito,
per ciò non mi turba affatto.
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C’è solo un calcolo naturale che mi lascia senza fiato:
è l’amore che ho per te,
un amore smisurato.
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(03/03/10, ore 23.58)