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giovedì 4 settembre 2008

Robert D’Izz pictures company presents: I dieci comandamenti (questa è molto lunga, mettetevi comodi)


Sono stato contattato dal signor Hollywood in persona, un vecchio bavoso eroinomane ma dedito al cinema ed al lancio di nuovi artisti, perché pensava ad un remake del colossal “I dieci comandamenti”, ma in chiave moderna e semiseria, allora, visto che è un mio fan sfegatato, vuole far scrivere la sceneggiatura a me.
Beh qualche idea già ce l’ho, ve ne parlo e, se vi pare, ditemi che ne pensate.
Innanzi tutto, il titolo. “I dieci comandamenti” è troppo roboante, e poi troppo riduttivo: il film dura ben 4 ore, ma la scena dei comandamenti durerà si o no 15 minuti.. allora pensavo di intitolarlo “Il film di quattro ore che parlava per quindici minuti dei dieci comandamenti”; bisogna essere onesti coi propri spettatori facendo titoli completi, e ringrazio Lina Wertmùller per aver fatto scuola in questo senso.
Poi, la storia: ambientata ai giorni nostri avrebbe bisogno di un qualche ritocchino, vediamo un po’ che si può fare. Nell’originale (e vi ricordo che la sceneggiatura è niente meno che la bibbia) Mosè è figlio di schiavi egiziani, ma la madre lo abbandona sul Nilo, e viene casualmente raccolto dalla sorella del Faraone in carica. Cambierei la scena così: Milano, Moser (nome più attuale) è figlio di due precari che lavorano al call center di una compagnia telefonica italiana, e siccome non possono mantenerlo perché con lo stipendio ci pagano solo l’affitto, lo abbandonano sul naviglio pavese avvolto da cento numeri di vanity fair. Il piccolo moser naviga per cunicoli ed affluenti, e non si sa come, finisce sul Po, dove un magnate milionario che si occupa di televisioni, giornali, squadre di calcio ed è anche presidente del consiglio, lo recupera insieme ad una carpa che stava pescando da 3 ore e mezzo. Moser diventa il nuovo pupillo del magnate.
Nella storia originale, Mosè è in competizione col fratello, ramses, per l’eredità al trono; poi scopre in qualche modo le sue origini, e decide di lasciare tutto e mettersi nelle mani di dio. Così diventa un illuminato del signore, e comincia a portare un sacco di sfiga al suo padre adottivo, il faraone, affinchè lasci liberi tutti gli ebrei egiziani. Di qui le 10 piaghe d’egitto: tramutazione dell’acqua in sangue, invasione di rane, invasione di zanzare, invasione di mosconi, malattia del bestiame, ulcere su animali e uomini, grandine, invasione di cavallette, tenebre e per finire alla grande, morte dei primogeniti egiziani (avevano una fantasia invidiabile a quei tempi, devo ammetterlo).
Nella mia storia, Moser sta proprio bene a casa sua, una villa ad Arcore, e insieme al fratello Paolo ed alla sorella Marina gioca a fare scalate sulla Mondadori. Poi scopre in qualche modo le sue origini.. ci pensa su.. e dice “col cazzo che mollo tutto sto ben di dio e divento precario!”, ma il signore lo sente e lo ammonisce “Moser, non bestemmiare, il ben di dio è un altro, lascia tutto e torna alle tue origini, sennò m’incazzo, e non hai mai visto quando m’incazzo come faccio brutto!”.
Moser capisce, lascia tutto, diventa portavoce di dio ma, con sua gran sorpresa, il tanto amato padre adottivo lo accusa di essere fazioso, e accusa dio di essere una toga rossa. Moser se la prende a morte e gli dice: o rendi stabili tutti i precari d’Italia, o ti porto una sfiga tremenda, e manda sull’Italia intera le dieci piaghe (politicamente trasversali): i telegiornali, la legge biagi, l’immunità sulle alte cariche dello stato, i socialisti, fabio fazio, il grande fratello, i sindacati fancazzisti, il ponte sullo stretto, la mafia e la pattumiera.
Il magnate pensa “beh, mica male ‘ste piaghe”, e non fa nulla.
Nell’originale Mosè, finalmente alla testa del popolo ebraico fuori dall’egitto, apre le acque del mar rosso, e poi si dirige verso la terra promessa. Sale da solo sul monte Sion, vede una pianta infuocata ma che non si consuma, e capisce che è Dio in persona; la prima cosa che gli chiede è: “signore, perché per tutto stò tempo non hai sentito le grida della mia popolazione?”, e la seconda cosa che gli chiede è “si può sapere come ti chiami?”. Dio è pragmatico, e risponde “Ho udito. Ora so. Ma il culo te lo farai tu per convincerli che è tutto ok. In merito al mio nome tu dirai che io ti ho detto: io sono colui che sono, tu dirai: io sono”. Ecco m’ha fregato, pensa Mosè, ma dopo un paio di visite alla pianta accesa, Dio gli lascia i dieci comandamenti.

1. Non avrai altro Dio fuori di me.
2. Non nominare il nome di Dio invano.
3. Ricordati di santificare le feste *.
4. Onora il padre e la madre.
5. Non uccidere.
6. Non commettere atti impuri.
7. Non rubare.
8. Non dire falsa testimonianza.
9. Non desiderare la donna d'altri.
10. Non desiderare la roba d'altri.
...
Nella mia storia, Moser riunisce tutti i precari della Lombardia, apre il Po in due (con sorpresa di pantegane grosse un metro che facevano il bagnetto) e se ne va in emilia romagna. Qua sale sul monte SI’oNO, da cui è stata tratta la canzone remake di Fiorello, si fa un paio di canne e comincia a vedere piante che s’illuminano e vede Dio. La prima domanda che gli fa è: “Dio, hai mai lavorato un solo giorno al call center o al mc donald’s?”, e la seconda è “si può sapere come devo chiamarti?”. Dio risponde “Ho udito. Ora so. Ma il culo te lo farai tu per convincerli che è tutto ok. In merito al mio nome tu dirai che io ti ho detto: io sono colui che sono, tu dirai: io sono”.
Ora, qualcuno dirà: ma è la stessa cosa che ha detto 3000 anni fa!
Stiamo parlando di dio, lui è infinito, immortale, e quando non sa cosa rispondere tira fuori sempre le stesse cose.
Lui può.
E dio, per concludere, fra una canna ed un bicchiere di lambrusco, da il nuovo decalogo a Moser (parlando con fortissimo accento modenese):
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1. Non avrai altri partiti al di fuori di quelli attuali per l’eternità;
2. Non nominare le parole “a tempo indeterminato” invano;
3. Ricordati di versare le tasse, ah no scherzavo, agli sfigati come te le tolgono subito dalla busta!
4. Onora i presidenti della repubblica, del consiglio, della camera dei deputati e del senato;
5. Uccidi, ma solo il 17 settembre, all’apertura della stagione venatoria;
6. non commettere atti impuri.. a meno che poi tu non abbia una qualche contro-offerta da farmi, tipo studentessa minorenne cinese feticista e consenziente;
7. non rubare, ma se sei un commerciante alza i prezzi quanto cazzo vuoi con la scusa della filiera incontrollata;
8. Non dire falsa testimonianza, oppure almeno sii bravo a recitare;
9. Desidera pure la donna degli altri, e se ti fai prete in Inghilterra o in America ti do particolare dispensa anche per i suoi figli (questa è cattiva, lo so.)
10. Desidera pure la roba degli altri, tanto rimarrai precario a vita e non esaudirò mai questi desideri.
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Allora Moser ci pensa. Ci ripensa. Ci pensa di nuovo.

E torna ad Arcore.

THE END.

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