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venerdì 29 febbraio 2008

Una difficile scelta

Lo è.
Una difficile scelta, vivere solo.
Credo di non dover aggiungere altre vane parole.

mercoledì 27 febbraio 2008

Piangi

Ora, che fai? : piangi…
o è solo goccia scesa dal cielo?,
ma forse piangi, lo stai facendo ancora,
e non t’accorgi che ti amo davvero.

Adesso, cosa dici?
avresti il coraggio di dimenticare
tutto di noi?, dici che è tardi
e pensi che abbia paura di amare.

Ma un fuoco finzione non è,
non fumo quello per cui brucio,
per cui morirei al solo pensare
“…se questo fosse il tuo ultimo bacio…”.

Ma, ora che fai? : piangi ancora…
o è un’altra goccia che sfiori con le mani?
ma forse piangi, lo stai facendo bene,
perché sei proprio tu, che non mi ami.

D’IZZIA ROBERTO (23/07/1996, ore 18.47)

Il pendolo di Poe

Noi prigionieri qui come roditori piccolini e rossi
divoriamo solo quello che troviamo dentro i
fossi o negli angolini di una vita forse troppo
sporca maiali inquinatori di un prato divenuto
blu sopra la barca del diluvio universale
che succhia dentro e sputa tutti. E si è
dimenticato ancora di salvare il piccolo
digiuno, dovremmo abbandonare quell’idea
così pazzesca che c’è un Dio per ognuno
non voglio più pensare ai boss di quella
malavita pittoresca fatta solo per coprire
il luccichio di questa Italia; poverini
quei barboni ma il ritmo della vita pensa
solo a rallentare il cuore, e il commercio
della nostra smania di acchiappare quei
milioni si trasforma in una grossa dispensa:
ballerini poliziotti commedianti e mostri
forse quello dell’amore è il simbolo più
opaco di un paese con la pancia già
abbastanza grassa. Basta coi rifiuti vostri
che mi uccidono la mente come il
pendolo di Poe.

D'Izzia Roberto (01/05/1994)
Potevo assumere un cannibale al giorno,
per farmi insegnare la mia distanza dalle stelle.

F. De Andrè

Ballata della gelosia

La legna è sistemata.
Chiara,
profumata e
secca.
Con la sapiente mano
dell’uomo esperto
accendo questo zolfo;
poi soffio, piano piano,
e il buio della stanza
già diventa luce.
Brucia, si consuma
poi ribrucia,
fuma di timore
e poi
arde di passione
questa legna.
Scoppia e spara
in ogni direzione,
scotta e fonde
quel suo nome col mio nome.
Sento che più
forte non potrei
soffiare,
rischio –semiserio-
di restare a fiammeggiare
-credo- anch’io.

Dunque, smetto.
non ho fiato
ne’ lo voglio alimentare;
guardo senz’agire
(col sapiente umore
dell’uomo già ferito)
spento adagio adagio,
quel tizzone incontrollato...
e d’un tratto, nella stanza,
torna il buio.

Ora è freddo.
Ora è fermo.
Ora è niente.

Svelta un’altra mano
a ricercare zolfo…
…ed ora un altro uomo
sembra pronto;
vedo,
indispettito,
che già soffia
sulle braci
del tuo cuore.

D’Izzia Roberto
(14/06/2007, ore 23.30)

lunedì 4 febbraio 2008

La postazione d'attacco.


Questa è la mia nuovissima scrivania.

Da qui leggo, scrivo, stampo.. in parole povere sarà la mia postazione da cui invaderò il pianeta.

Preparatevi, dunque, per la nuova guerra dei mondi: quella fra gli esseri pensanti e gli utenti di pseudocultura preconfezionata...
Chi l'avrà vinta?
Il lobo temporale o l'intestino retto?