La legna è sistemata.
Chiara,
profumata e
secca.
Con la sapiente mano
dell’uomo esperto
accendo questo zolfo;
poi soffio, piano piano,
e il buio della stanza
già diventa luce.
Brucia, si consuma
poi ribrucia,
fuma di timore
e poi
arde di passione
questa legna.
Scoppia e spara
in ogni direzione,
scotta e fonde
quel suo nome col mio nome.
Sento che più
forte non potrei
soffiare,
rischio –semiserio-
di restare a fiammeggiare
-credo- anch’io.
Dunque, smetto.
non ho fiato
ne’ lo voglio alimentare;
guardo senz’agire
(col sapiente umore
dell’uomo già ferito)
spento adagio adagio,
quel tizzone incontrollato...
e d’un tratto, nella stanza,
torna il buio.
Ora è freddo.
Ora è fermo.
Ora è niente.
Svelta un’altra mano
a ricercare zolfo…
…ed ora un altro uomo
sembra pronto;
vedo,
indispettito,
che già soffia
sulle braci
del tuo cuore.
D’Izzia Roberto
(14/06/2007, ore 23.30)
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