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lunedì 29 giugno 2009

Il Codice Tiziano (Ferro)

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Il mio amico Tizzi ha colpito ancora.
La testa?
No no, intendevo dire che ne ha fatta un’altra delle sue; parlo di canzoni senza senso e sgrammaticate.
Poteva uno come Tizzi, per non smentire la sua attitudine ad essere mostruosamente negativo, intitolare una nuova canzone d’amore “avanti” ?
Non scherziamo per favore.
Lui la intitola “indietro”.
Del resto, ancora faccio fatica a scordare pezzi allegri come “sere nere” (che non c’è tempo, non c’è scampo, mai nessuno capirà.. azz!!).
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Ora, sfido chiunque a comprendere il senso di questa canzone: i due protagonisti sono ancora insieme?
Si sono lasciati?
Lui sta lasciando lei?
Lei sta lasciando lui?
Non importa, tanto passerà tutto come sublime poesia, e ognuno gli darà un po’ il significato che gli pare. L’altra sera in un programma televisivo ho sentito un critico dire che Tiziano è “pura estasi”.
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È il segreto del Tizzi: scrive tante frasi su singoli foglietti di carta, le mette in un vaso, mischia un po’, infila la mano… prende un foglietto alla volta, copia le frasi in un foglio, aggiunge la doppia e la terza voce, mette qualche virgola ed ecco fatto il nuovo testo.
Un genio.
Diamo un’occhiata a questa estasi di testo:
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Io voglio regalarti la mia vita.
Chiedo tu cambi tutta la mia vita, ora.
Ti do questa notizia in conclusione.
Notizia è l'anagramma del mio nome, vedi.
E so che serve tempo, non lo nego.
Anche se in fondo tempo non ce n'è, ma se...
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Io già immagino la donna alla quale è rivolto questo testo, che alza un sopracciglio e pensa “Aò, ma che cazzo sta addì questo?”.
Il colpo di genio poi è Notizia come anagramma di Tiziano; egocentrico com’è, è stato un anno a cercare di anagrammare il suo nome, gli è uscito “notizia” e l’ha infilata a casaccio nel testo.
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Cerco lo vedo.
L'amore va veloce e tu stai indietro.
Se cerchi mi vedi.
Il bene più segreto sfugge all'uomo che non guarda avanti, mai.
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Scusate, ma questa non l’ho capita, quindi no comment.
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La parte più bella del brano arriva adesso; è la prova concreta della mia teoria sulle frasi scelte a casaccio in base alla pesca dei foglietti dal vaso, fate attenzione:
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Ricevo il tuo contrordine speciale.
Nemico della logica morale.
Opposto della fisica normale.
Geometria degli angoli nascosti, nostri.
E adesso! Ripenso a quella foto insieme.
Decido che non ti avrei mai perduta, mai perduta,
perché ti volevo troppo
Mancano i colpi al cuore. Quel poco tanto di dolore.
Quell'attitudine di chi ricorda tutto, ma se...
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Qui riparte col ritornello, che vi risparmio.
Ed ora, l'utlima strofa.
Per capirla hanno ingaggiato Robert Langdon, il personaggio del Codice Da Vinci: pare sia una frase in codice della setta degli Illuminati, che svelerebbe verità incredibili sulla tomba di San Pietro in Vaticano. Sentiamo…
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Dietro le lacrime che mi hai nascosto.
Negli spazi di un segreto opposto.
Resto fermo e ti aspetto.
Da qui non mi è possibile.
No non rivederti più.
Se lontana non sei stata mai.
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A questo punto canta per la terza volta il ritornello, nella speranza di farsi capire dalla sua amata.
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Ultima riflessione su questo brano che rivolgo direttamente al mio amico Tizzi: aò, Tizzi, non è che forse forse l’arrangiamento di sta canzone l’hai lievissimamente copiato da “No One” di Alicia Keys?

Perchè scrivo? Per chi scrivo? ma soprattutto: potrei smettere di scrivere?

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Per quanto gli psicologi mi stiano sullo stomaco, su una cosa sento di dover dare loro ragione, e cioè che per digerire i problemi o i traumi, bisogna parlarne.
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Parlarne è diverso dall’esserne ossessionati.
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Parlarne con il dovuto distacco ed una nuova lucidità, che ti permette di analizzare le situazioni senza esserne troppo coinvolto emotivamente. Sappiamo tutti che quando siamo dentro ad una situazione complessa, facciamo fatica a ragionare soprattutto su noi stessi, sui nostri errori, e difficilmente troviamo le soluzioni anche se sono a portata di mano.
Quante volte parliamo con un’amica/un amico e ci rendiamo conto che è talmente rincoglionita/o da una storia d’amore da non capire quanto gli faccia male?
E quante volte rifiutiamo i consigli o i semplici punti di vista di qualcuno che ci fa notare quanto stiamo sbagliando, stringendo fra i denti imprecazioni – ma vai a cagare, che cosa ne sai tu! – solo perché abbiamo le classiche fette di prosciutto (di Parma?) sugli occhi?
Questo potrebbe accadere se siamo ancora dentro al vortice delle emozioni, troppo positive o troppo negative.
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Una volta superata quella fase, però, è più facile ragionare con calma, e giungere noi stessi a valutare i nostri errori, oppure gli errori degli altri per carità.
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Ricordo lo sfogo di una cara amica.
In quel periodo eravamo molto, molto intimi, e dopo qualche titubanza finì per raccontarmi per filo e per segno un ricordo devastante della sua infanzia/adolescenza.
Scoppiò in lacrime, non riusciva più a fermarsi; dai suoi grandi occhi blu scendevano lacrimoni grossi così, sembrava una cascata in piena.
Quando finì di piangere si calmò, e il suo viso divenne luminoso.
Era così bella in quel momento.
Mi disse che nessuno sapeva di quella storia, ed era la prima volta nella sua vita che ne parlava apertamente.
Sono convinto che quella notte dormì molto bene.
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Come si può negare che sia stato un bene per lei parlarne?
È per questo motivo che, talvolta, uso questo blog per tirare fuori ricordi o emozioni tristi o comunque negative.
Dentro me c’è un bagaglio piuttosto fornito di ricordi ed umori, più che altro perché ho vissuto davvero mille situazioni negli ultimi 13 anni; ho fatto così tante cose, che a volte devo prendere il curriculum per ricordare dov’ero e che lavoro facevo in un determinato periodo, e non sto scherzando.
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La legge della probabilità vuole che vivendo così tante situazioni, la possibilità di attraversare momenti bui aumenti, allo stesso modo per i momenti felici.
Un proverbio dice: chi più fa più sbaglia.
Quando scrivo, poi, contrariamente a quanto possa sembrare, rifletto sul mondo che mi circonda oltre che su me stesso; passo le ore ad osservare le persone, ad ascoltare le storie degli altri, a leggere libri o blog di altri, e mi faccio un’idea di quali sensazioni abbiamo in comune.

Se parlo di amore o odio, di pressioni dal sistema (traduci: rotture di palle dal prossimo, nda), ricordi tristi o ricordi felici.. se scrivo poesie o monologhi, o battute taglienti, non necessariamente sto parlando di me.
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Mi viene in mente la Monnalisa di Leonardo: è da secoli che attribuiscono a quel quadro chissà quali contenuti criptati, addirittura un autoritratto… quando magari quello potrebbe essere il banalissimo ritratto di tale Lisa Gherardini, e nulla di più.
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Io non so nemmeno perché ho scritto questo post, del resto se talvolta sbaglio a comunicarvi qualcosa… beh, chi più scrive più sbaglia, no?

domenica 28 giugno 2009

A' robbè

Non puoi restare da solo.
Non puoi leggere Rat-Man a 31 anni.
Non ci si masturba.
Non devi mangiare schifezze.
Non puoi dormire un sabato intero.
Devi fare i mestieri.
Devi fare palestra.
Devi uscire, svagarti.
Devi andare a letto presto.
Non puoi guidare con la malattia.
Non puoi viaggiare da solo.
Non puoi fare sesso con due donne.
devi usare il preservativo.
Devi mettere su famiglia.
Devi trovarti un lavoro decente.
Non puoi mangiarti le unghie.
Non puoi mangiare prima di andare a letto.
Devi prendere le medicine.
Non devi rispondere male.
Non puoi ribellarti sul lavoro.
Non puoi continuare a proteggere i tuoi principi.
Non puoi restare fuori da questo mondo.
Devi adattarti.
Devi
devi
devi
devi
devi
adattarti
adattarti
adattarti
adattarti
adattarti
non
non
non
non
non
puoi
puoi
puoi
puoi
puoi
ribellarti
ribellarti
ribellarti
ribellarti
ribellarti

sabato 27 giugno 2009

Informazione di servizio

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Ricordatevi che in basso a destra, da qualche parte, ci sono 3 questionari per voi.
Vedo che molti hanno già dato le loro opinioni, quindi esorto (si dice "esorto"? boh) i nuovi arrivati a fare altrettanto.

Perchè?

Ecchennesò, alle 19.26 del sabato ho poca voglia di andare a frugare nel mio cervello in cerca di motivazioni plausibili (si dice "plausibili"?)

venerdì 26 giugno 2009

Who's bad?

Avevamo uno stereo, con il piatto col giradischi, la radio e due mangianastri; sotto c’era lo spazio per riporre i dischi, appunto.
Io ascoltavo tutto il giorno, anzi tutti i giorni, la radio, le mie cassette e i miei dischi.
La musica ti arriva dritta al cuore, non ha colori, ne’ partiti, tendenze sessuali o religioni. La musica è il suono della natura, di cui tutti noi facciamo parte.
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Beh, fra quei dischi, ce n’era uno che ascoltavo più di tutti, ed era Bad, di Michael Jackson.
Più di tutti i brani, mi aveva sempre emozionato Man in the mirror, e riascoltandolo una settimana fa su Radio Capital, mi sono catapultato improvvisamente nella mia stanza da ragazzetto, mentre ascoltavo quel disco.
È stato molto bello rivivere quelle emozioni.
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Questa mattina leggo sul sito dell'ANSA che Michael ha avuto un infarto ed è morto.
Chi mi conosce sa benissimo che io non ho mai, mai, mai creduto alle accuse che gli mossero, perché per me servirono soltanto ad eliminarlo dalla scena.
Era troppo famoso, troppo amato. I suoi dischi raggiunsero livelli di vendita inimmaginabili.
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Una cosa è certa: le immagini che di tanto intanto ci giungevano di lui, mostravano un uomo con la mente e lo spirito distrutti, e che cercava sempre di trasformare se stesso in qualcos’altro. Quelle fotografie erano drammatiche, ai miei occhi, non ridicole.
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Proprio non ci riesco a giudicarlo "un orco", come leggo sui quotidiani che parlano di lui.
Del resto, Who’s bad?

mercoledì 24 giugno 2009

Ciao Paulo

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Il 24 maggio 2009, esattamente un mese fa, Paulo Rocha si è tolto la vita.
Ancora mi capita di girarmi di scatto, in cortile, perchè mi pare di sentirlo mentre mi saluta.
Ciao Paulo.

Caro babbo. (post difficile da scrivere)

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Nessuno di noi sceglie i propri genitori; se così fosse, dato chiunque di noi ha almeno un difetto, nessun figlio ci sceglierebbe, e l’umanità si estinguerebbe in una generazione.
Ognuno di noi, quindi, ha la propria “dimensione padre” che, non me ne vogliano i miei lettori ma è così, incide molto sul nostro essere.
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Qualcuno non ce l’ha più.
Il mio pensiero va alla dolcissima M., mia unica amica d’infanzia con la quale ho condiviso tutto il periodo dai 5 anni ai 13; era così fragile, piangeva molto e, per citare un film, “su questa vicenda, non ho altro da aggiungere”.
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Qualcuno ha il padre figo con la mentalità aperta, quello con cui si possono condividere libri, a cui si raccontano esperienze personali, con cui di discute di politica litigando, ma poi si va in gita insieme. Quello che, insieme a te, prende in giro sua moglie, e le fa gli scherzi. Quello che ti accompagna in macchina a karate, ogni lunedi e giovedi sera.
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Qualcuno ha il padre troppo grande, di una generazione così diversa che è perfino difficile usare lo stesso linguaggio; quel genere di padre accondiscendente o severo, ma solo per partito preso, perchè in realtà non ti ha mai capito.
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Qualcuno ha il padre assente.
Questa volta il mio pensiero va al mio amico C., che quando parlava di suo padre abbassava sempre gli occhi. Viveva con lui, ma praticamente era come fosse da solo già a 14 anni..
..“figo!”, gli dicevo io, perché C. poteva fare quello che voleva, ma solo oggi mi rendo conto che è era così figo avere un padre che corre dietro a qualsiasi donna, che beve, che viaggia sempre, che non ti parla in quei pochi giorni in cui torna a dormire a casa.
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Qualcuno ha il padre stronzo, di quelli che ti vanno sempre contro, che ti considera comunque un perdente e che non potrà mai pronunciare la frase “sono orgoglioso di te”. Tu lo sai, e ti chiedi “ma perché cazzo mi hai fatto se poi mi devi trattare così?”.
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Altri hanno il padre violento (come fu mio nonno per mio padre) o, nel caso delle donne, viscido. Il mio pensiero va alla madre di L., ma questa è un tema troppo delicato, e salto l’argomento.
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Io, invece, praticamente ho avuto due padri, totalmente diversi l’uno dall’altro, pur essendo la stessa persona. Il big bang, lo spartiacque, il cambiamento di rotta insomma, avviene con il disfacimento della mia famiglia, nell’anno ‘95/’96.
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Mio padre versione A
È il padre figo, giovanissimo (abbiamo solo 20 anni di differenza), culturalmente poco fornito, ma pieno di esperienze di vita da raccontare.
Giocherellone, inventava parole, fischi, personaggi per farmi ridere, e non solo quand’ero piccolo.
Lui mi trasmise la passione per il cinema, per Bruce Lee, per Totò, per la chitarra, per il biliardo, e per il karate. Tutti gli amici mi invidiavano, perché quando andavamo in piscina insieme o in gita o cose così, lui era sempre brillante, addirittura mi rubava la scena. “Oh Dizz, com’è forte tuo padre!”.
Faceva sempre lo scemo con le ragazze ed io ero orgoglioso di quant'era conquistatore, e mi faceva sempre ridere prendendo in giro i suoi clienti, che descriveva come goffi e ridicoli.
Usava il siciliano per farmi ridere.
Mi spiegava il sesso, e mi ha aiutato nella pubertà. Era antiquato su certe cose, come ho già spiegato addietro, nel senso che fino ad una certa mia età era convinto fossi omosessuale, e per questo riteneva di aver fallito chissà quale missione.
Forse quella di trasformarmi nel soldato John James Rambo.
Ascoltava Vasco, Masini, I cugini di Campagna, Massimo Ranieri.
Tutto sommato, ero felice di un padre così; facevo progetti con lui, io avrei dovuto essere il geometra di casa, lui avrebbe diretto i lavori e, prima o poi, avremmo comprato e ristrutturato un cascinale per vivere nella natura, che lui tanto amava.
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Mio padre versione B
Folle.
Spende tutti i risparmi di una vita in un anno, e perde tutti i clienti (per uno che fa l’artigiano edile, il giro di clienti fissi che ti passano i lavori è vitale).
E' schiavo delle donne, suo grande punto debole, e comincia a non avere più tempo per parlarmi. Quando io sono in quinta superiore, mi lascia e se ne va a vivere con la sua nuova donna, dicendo che ormai sono grande e me la posso cavare da solo.
Mi paga gli alimenti fino al giorno del diploma, poi tanti saluti. Non potendo quindi affrontare i due anni di tirocinio gratis, non ho più fatto il geometra.
Addio progetti del cazzo.
È violento. Urla, offende. È talmente bugiardo che rasenta il ridicolo. Ti chiede prestiti che onora dolo 3 o 4 anni, anzi, a volte non ti ridà niente indietro. Non si fa vedere mai, non ti vuole dare il suo indirizzo di casa, non ti fa vedere tua sorella; ah, dimenticavo, con quella donna ci rimane, e fa una figlia, Denise, che ho visto solo i primi due o tre mesi.
Anche mio fratello non mi fa vedere sua figlia, la bellissima Jasmine, da un anno e mezzo.
Evidentemente pensano che io sia una specie orco.
Mio padre versione B è volgare, truffaldino, è sempre al verde ed ha problemi col fisco. Non è in grado di tenersi un cliente ed un lavoro fisso, per questo è ridotto a chiedere sempre prestiti qua e la.
Non mi viene a trovare mai, non sa cosa voglia dire fare uno squillo col telefono "ciao roby stai bene?", pur sapendo che vivo solo con la mia epilessia.
L’episodio delle bottiglie d’acqua è già stato spiegato in qualche altro post.
Insomma, è un’altra persona. Un uomo che io non riconosco più.
Una volta ho messo il mio orgoglio sotto le scarpe, e gli ho scritto una lettera “..ti voglio bene, sei sempre stato il mio mito, mi taglio la barba come te, ho avuto sempre te come modello, per favore non lasciarmi così”.
Mi rispose dopo un paio d’anni.
“Guarda che ormai siamo uomini, ognuno deve risolvere da solo i suoi problemi”.
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Non so, ma ho il lievissimo sospetto che il padre versione A mi piacesse di più.
Questo, no, io non so chi sia; eppure mi guardo allo specchio, oggi che sono uomo, e m’accorgo dell’incredibile somiglianza. Fisica.
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Al mio primo babbo che non c’è più, dedico questa canzone.

martedì 23 giugno 2009

Sogni erotici (V.M. di 18 anni)

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Questa notte il mio cervello bacato è stato particolarmente attivo, s’è dato una svegliata insomma, ed ha prodotto molti sogni, che ricordo benissimo.
Ho sognato di giocare a biliardo (è colpa di uno di voi), ed è stato un sogno così realistico, che sentivo proprio la stecca in mano, le vibrazioni dei colpi alle palle, una bianca ed una rossa ed una più piccola, i birillini che cadevano ad uno ad uno come soldati in battaglia; il sogno sembrava realtà, perché sbagliavo anche i colpi.
La cosa strana del sogno è che ero solo.
Cioè, non è strano perché molte volte ho giocato solo; per chi non lo sapesse, il biliardo si presta perfettamente ai solitari, soprattutto se siete mezzi folli come me.
Comuque, la sala da gioco era buia, frequentata da un gruppo di mocciosi che facevano casino, ed io, da vero figo, davo lezioni di maestria con i miei colpi a cinque sponde.
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Un altro sogno è ambientato nella mia casa di quand’ero piccolino (anche questo ricordo è colpa di uno di voi, perchè ne ho parlato ieri), ma non era proprio la stessa;
era una casa umile, come nella realtà era la mia famiglia a quel tempo.
Beh, nel sogno io parlavo con della gente del cortile, e la mia attenzione ad un certo punto viene attirata da una finestra aperta, dietro la quale una donna si spogliava, ignara d’esser vista.
Una donna in carne, mora, coi capelli lunghi e ricci, decisamente somigliante ad una mia cara amica di Roma. Io comincio ad avere un’erezione e lascio tutti per chiudermi nel mio bagno (anche se sono piccolo!), nel tentativo di masturbarmi.
Il bagno era fatiscente, ed il ricordo di quello vero (nel sogno parlo a me stesso e “penso”) mi dava così tanta pena, da non riuscire nel mio intento autoerotico.
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L’erezione, comunque, è fortissima. Penso di esplodere.
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Mi sveglio che saranno state le 6.30, con una vescica gonfia così; vado in bagno, cerco di liberarmi dal peso, ma l’erezione, quella vera, è così forte che praticamente devo fare yoga per riuscire a sedarla.
Le donne non immaginano cosa voglia dire urinare con un’erezione in corso; prima di tutto non esce nulla, anche se stai esplodendo, seconda cosa, quando finalmente si comincia non sai mai che direzione prenda… parte qualcosa di incontrollabile, e finisci col pisciare per terra, sul muro, nel peggiore dei casi ti arriva in faccia. Va beh, lasciamo perdere.
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Torno a letto.
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L’ultimo sogno è libidinoso, per questo non volevo più svegliarmi.
Questa volta sono io versione adulta; ho voglia di sesso, quello fine a se stesso; prendo su la macchina e giro per le strade. Entro in un albergo, e mi si presenta una prostituta molto carina. Io mi sentivo in qualche modo osservato da qualcuno, e rifiuto l’invito alla perdizione.
Esco.
A quel punto incontro una mia amica, in realtà mai vista prima, che si presenta con una sua amica (mai vista nemmeno quella), e, indicandsi con la mano, mi dice sorridendo “tu cosa ci faresti?”.
Io rispondo “quello che ho già fatto altre volte”, e nel sogno ricordo avventure reali.
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Torna l’eccitazione prorompente.
Una delle due, improvvisamente, prende le sembianze della ragazza con cui vivevo; io sono seduto su un letto, lei girata di spalle, in piedi davanti a me.
Le abbasso prima i jeans, poi le mutande, e la faccio sedere su di me.
La penetrazione è lenta, anzi lentissima, la sento mentre stringe forte i suoi muscoli interni, per accentuare l’attrito dei nostri sessi. Non è ancora davvero eccitata, lei, e per questo la penetrazione fa ancora più male, ma di quel dolore perverso, al limite fra il piacere ed il masochismo.
Sono eccitatissimo, e mi torna la voglia di esplodere. Lei si muove molto lentamente, su e giù; io la cingo al seno con le mie braccia, stringendola a me.
L’altra ragazza, rigorosamente vestita come la prima, si avvicina, allarga le gambe e si mette in braccio alla donna sopra di me; cominciano a baciarsi, come dire, alla francese, ed il loro peso mi sconvolge di piacere.
C’è un po’ di confusione nel sogno a questo punto; mi ritrovo sdraiato non più con la “mia ragazza”, ma con la sua amica che, però, è sempre vestita. Tutte e due sono vestite, eppure mi sembra tutto così erotico.
Ricompare l'altra. Ci baciamo contemporaneamente in tre e mi sembra di essere Jonathan Harker con le vampire nel castello di Dracula.
Ad un certo punto una delle due scompare, l’altra è di nuovo sopra di me, come all’inizio, ed io sto per raggiungere l’orgasmo. Il mio sesso brucia, addirittura, Etna in procinto d’ eruzione.
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Mi sveglio di nuovo, sono le 7.30, merda è tardissimo.
Torno in bagno, e per la seconda volta mi libero dai miei bisogni.
Peccato, era tutto banalmente frutto della pressione della mia vescica urinaria.
Però, ragazzi, che libidine.

lunedì 22 giugno 2009

L'opportunismo dei poveri

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Chi sente l’eco quando apre il portafogli e chiede “c’è qualcuno?” e, vivendo solo, si gratta la fronte quando sente dire al Ministro Pinco o il Deputato Pallo “per fortuna i poveri nel nostro paese hanno un ammortizzatore sociale importantissimo: la famiglia”.. ecco, chi sta messo così, ha tutta la mia comprensione.
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Cioè, mi auto comprendo.
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Allora, ho un consiglio da dare alle mie sorelline e fratellini compagni di sventura, che riguarda la scelta delle proprie amicizie che, se non cercate di proposito, non vanno assolutamente cancellate dalla propria rubrica.
Ovviamente, parlo per esperienza personale.
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Dunque, nella rosa delle vostre amicizie non devono mancare:
  1. un avvocato, che potrebbe farvi sconti importanti sulle tariffe, ma in ogni caso vi da delle dritte importantissime ogni santa volta che lo chiamate con una scusa banale;
  2. un tecnico informatico, che vi spiega come scaricare antivirus gratuiti, ed eventualmente ripristina il vostro pc se malauguratamente si impalla;
  3. un giornalista locale, che pubblicizzerà ogni vostra iniziativa, oltre a sussurrarvi notizie semi-segrete sulla vita politica del vostro paese;
  4. un assicuratore, per il semplice motivo che vi farà per forza uno sconto sulla polizza rc auto;
  5. un fotografo o regista amatoriale, che vi presterà videocamera e cavalletto, altrimenti al di fuori della vostra portata, e vi insegnerà a scaricare i video girati sul vostro pc;
  6. un paio di ingegneri di diversi rami tecnici, che vi spiegheranno cose altrimenti incomprensibili ma davanti ad una birra e un panozzo con la salsiccia;
  7. un idraulico;
  8. un meccanico;
  9. un massaggiatore (azz questo l’ho perso.. qualcuno di voi si candida?);
  10. una sarta (persa anche questa, ma temo che nessuno di voi si candiderà…);
  11. un ristoratore, che vi fa pagare normalmente il pranzo o la cena, ma ti offre qualsiasi tipo di bevanda alcoolica extra;
  12. e per finire, un barista, che non ti offre mai nulla, ma ti cambia sempre i 50€ in pezzi da dieci o da cinque quando devi fare benzina.

Buona ricerca!

sabato 20 giugno 2009

Carta Igenica

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Ma porcaccia d'una miseria, ma perchè devo sempre restare senza carta igienica solo perchè la uso per soffiarmi il naso e non per il nobile scopo per cui è stata inventata...
...e al posto della carta igienica, poi, mi tocca usare i fazzoletti che servirebbero per soffiare il naso???!!!
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Ah, è un mondo difficile.

venerdì 19 giugno 2009

Buon venerdi a tutti !!!

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Venerdi di sole e sorrisi un po’ lisi o decisi recisi e condivisi,
venerdi di lavoro che passa veloce, che passa lento, l’importante è che passi!
Venerdi che sono venuto al lavoro in polo e pantaloncini, e mi sento proprio bene;
venerdi che domani è sabato e anziché fare i mestieri me ne sto tutto il santo giorno in piscina, e mi sparo i tuffazzi come piace a me, e nuoto sottacqua per vedere un altro mondo, e mi sdraio al parco, leggendo un bel libro, oppure guardando la gente che c’è indovinando le loro storie solo dal costume che portano.

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Venerdi che stasera si esce, anche da solo chissenefrega se gli amici barboni (che so che stanno leggendo questo blog in questo momento hihi) se ne stanno in coppia, senza presentarmi un’amica da due anni.. io me le trovo da solo le tipe, tsè!

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Venerdi che dopo vado a comprare la pancetta fresca e le uova fresche e il latte fresco.. e preparo una carbonara rituale e liberatoria.
Venerdi menevadoalbarefaccioduechiaccherecongliamicidelpaese.

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Venerdi che non so checcavolo sto scrivendo, ma so che mi lascerete dei commenti bellissimi, convinti che io sia un bravo scrittore quando in realtà è tutto frutto del mio cazzeggio e della mia follia estemporanea.
Venerdi mi faccio una bella doccia, non importa se è fredda da quest’inverno, ora fa caldo abbastanza per godermela.
Venerdi se vado al cinema stavolta ci provo con la cassiera bassina e simpatica del baretto interno.

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Venerdi ora che ci penso... con la carborana ci sta una bella birra ghiacciata, visto che in due anni che sto qua ne avrò comprate 10 in tutto.. e faccio uno dei rutti di cui vado orgoglioso, di quelli che i vicini si affacciano per vedere se sta arrivando il temporale.

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Venerdi sta mattina so di aver fatto una buona azione, so che al 99% me ne pentirò, ma so anche che tutto questo mi rende un uomo migliore.

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Venerdi senza coda in mezzo ai campi con i Cranberries a tutto volume.. AIM FRIIII TU DISAAAAAAAAI , AIM FRIIII TU DISA AAA AAA AI…
Venerdi sto post è giunto al termine, e cosa vi aspettavate, lo Zibaldone?

giovedì 18 giugno 2009

Gaffes (che in italiano si traduce in ???)

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N°1
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Spiaggia, Agosto, Riviera del Conero.
Avevo una compagnia numerosa, anche perché frequentavo quel posto da otto anni. Un giorno qualcuno di noi presenta una ragazza nuova e, come si sa, le novità rendono sempre tutto più interessante.
Lei è carina, capelli cortissimi, occhi grandi e scuri, carnagione chiara, smalto nero su mani e piedi, qualche tatuaggio; insomma, un po’ dark, ma soprattutto mooolto interessante.
Mi avvicino, faccio il brillante, e sembra che lei apprezzi.
Mi accenna qualcosa su Milano. Io, vivendo a quel tempo praticamente attaccato alla metropoli, le dico subito “io sono di Milano!”.
A quel punto lei mi fa questa domanda: “ma sei del Leoncavallo?”.
Ora, non so dentro di me cosa sia successo; avevo interpretato male il tono della sua voce, e credevo me lo chiedesse con disgusto o diffidenza, quindi la parte marpiona e ruffiana di me volle sottolineare una presa di distanza da quel centro sociale… mi buttai sulla sabbia, feci un po’ di pantomima, e tirai fuori un “Io? Leoncavallo??? BLEAH! Ma no no no no, come ti permetti? Naaaaaa…”, e altre smorfie del genere.
Lei si fece seria.
Io finisco di fare il clown, e le chiedo “…e tu come mai conosci Milano?”.
A quel punto ricevetti la risposta più devastante della mia vita: “Io ho vissuto cinque anni al Leoncavallo”.
Volevo morire lì sulla sabbia, in quel preciso momento. Avevo dimostrato disgusto ma... non era vero!!! Non ho mai avuto nulla contro i centri sociali.. era solo perché mi piaceva lei e cercavo approvazione..
Lo specchio su cui cercavo di arrampicarmi fu molto, molto scivoloso “ah, ehm.. sì.. no.. ma guarda che non ho niente contro il Leoncavallo.. prima scherzavo eheh…”.
Lei, con quei suoi begli occhioni neri, mi fulminò.
Non mi ha mai più rivolto la parola.
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N°2
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...La sera prima…
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Vengo invitato ad una festa, dove in realtà conosco solo due o tre persone. La birra scorre a fiumi. C’è una ragazza che continua a fissarmi, mi piace ma non faccio nulla. Poi mettono su un lento dei Guns N’ Roses, e ci scappa l’invito a ballarlo insieme. Lei accetta, mi stringe, e mi da i bacini sul collo.
Io vado su di giri, la prendo per mano e ci imboschiamo in bagno.
Dopo di chè l’accompagno a casa salutando tutti.
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...Il giorno dopo…
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Chiamo il mio amico A., che mi aveva invitato alla festa, e gli parlo di lei:
“oh, ieri mi sono imboscato con A. nel bagno ahahah",
e lui (serio) "sì, abbiamo visto tutti."
...io: "ci siamo baciati per un’ora (la versione originale è un po’ meno raffinata), poi l’ho accompagnata a casa e…”... rimango sul vago, non parlo mai dei particolari intimi, ma faccio capire insomma che la passione ha preso il sopravvento.
Poi gli dico: “devi assolutamente procurarmi il numero di quella ragazza, ieri non me l’ha dato..sai eravamo intenti a fare altro ahahah…”.
Rispose lievemente seccato: “ma scherzi? A. è mia sorella. Ora te la passo.”, e la chiama.
Volevo sparire dalla galassia.
E per fortuna che non gli ho raccontato proprio tutto quello che io e sua sorella (sua sorella!!!!!!) abbiamo fatto in bagno.

mercoledì 17 giugno 2009

Ui ar Italians

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Questa mattina ho chiesto al benzinaio un chilo di olio per la macchina.
L’ho osservato bene. Ha preso una confezione già aperta, e l’ha svuotata in pochi istanti; era evidente che mi stava allegramente prendendo per i fondelli.
L’ho lasciato fare, non avevo ne’tempo ne’ voglia di discutere.
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La signora della cartoleria vicino a casa mia fa la simpatica, l’ingenua, quella che siccome è molto anziana, a volte può sbagliare, intanto devi sempre stare attento al resto che ti da e non fa mai, e dico MAI, lo scontrino.
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Il salumiere credo che abbia problemi di udito, perché quando gli chiedo mezzo etto di affettato mi da 60 grammi, quando dico un etto mi da un etto e due.
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Il tipo della trattoria dove raramente vado a mangiare a pranzo, si ostina a portarmi la bottiglia d’acqua già aperta; l’acqua gasata è palesemente annacquata da quella di rubinetto.
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I meccanici mi sparano sempre una cifra a casaccio per gli interventi, poi dico che lavoravo alla L### R###, dove controllavo proprio i preventivi dei meccanici, e magicamente gli euro chiesti si dimezzano quasi sempre (fantastico il caso della cinghia di trasmissione: da 200€ chiesti lì per lì, il tipo è riuscito a scendere a 50€ nel giro di un minuto).
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I piastrellisti (ahimè, ho dei casi in famiglia) gonfiano sempre i metri quadri di pavimento piastrellato, per non parlare della mega cresta fatta sui materiali, cresta scaricata con astuti giri di fatture.
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Mi verrebbe da dire che l’unico posto dove non mi fregano è il cinema, perché mi fanno sempre lo scontrino; peccato che danno l’inizio del film alle 20.30, tu fai di tutto per essere puntuale, ma da quel momento fino alle 20.40 passano solo pubblicità di automobili.
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Al Mc D###### ti danno panini freddi, che tecnicamente vengono chiamati “scaduti”, nonostante le rigidissime regole interne.
Io ci ho lavorato due anni e mezzo e modestamente credo di saper distinguere non solo se un panino è fresco (cioè caldo), ma ti so dire anche da quanto tempo è stato fatto, se la carne è buona, idem per il pane, le patatine, pollo fritto e filetto di pesce.
Una volta chiedo un panino col filetto che non era pronto, e mi viene dato dopo qualche secondo; io conosco i tempi di cottura del filetto (4 minuti), e in più quel panino viene vaporizzato, in un macchinario che fa un suono particolare… beh, quando ho fatto notare alla tipa che nulla di ciò era successo, che mi era stato dato un panino vecchio e che ero stato un crew-trainer quindi sapevo bene di cosa stavo parlando, mi son sentito rispondere “eh, magari da quando ci lavoravi tu le cose sono cambiate!”.

Ora mi chiedo: ma perché gli italiani devono sempre, sempre, sempre fare i furbi e prenderti a tutti i costi per il culo?

martedì 16 giugno 2009

Gioco della torre versione Rò

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Allora, tutti conoscono il gioco della torre, ma per i meno aggiornati lo spiego in due parole: ti do due scelte, tu mi devi dire quale delle due butteresti giù da una torre (e quale terresti con te).
Chiaro?
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ATTENZIONE: è severamente vietato rispondere "tutti e due" o "nessuno dei due", pena l'esculsione a vita da questo blog (eccapirai, già mi vedo la gente che si strappa i capelli).
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Dunque, chi butteresti giù dalla torre fra questi?
  1. Buono Vespa / Maurizio Costanzo
  2. Ben-Hur / I dieci comandamenti
  3. Giovanni Floris / Michele Santoro
  4. Emilio Fede / Mario Giordano
  5. Maria De Filippi / Paola Perego
  6. il pesto / il ragù
  7. il mignolino del piede sotto la porta / lo spigolo del letto sul gnocchio
  8. prezzemolo fra i denti al primo appuntamento / puzzetta in ufficio davanti a tutti
  9. Amedeo Minghi / Orietta Berti
  10. Martina Stella / Manuela Arcuri
  11. I Ris / C.S.I.
  12. il tenente Colombo / l'ispettore Derrik
  13. spice girls / all saints
  14. backstreet boys / take that
  15. non è la rai / art attack
  16. la prof di mate / la prof di diritto
  17. la coda in autostrada / la coda in tangenziale
  18. gli animali in gabbia / i bambini coglioni che vanno al circo
  19. tua madre che rompe le palle / sua madre che rompe le palle
  20. il due di picche istantaneo / il pacco al primo appuntamento
  21. il cellulare che suona quando stai dormendo dopo una giornata durissima / l'amico che passa a trovarti quando stai trombando
  22. la ruota che si buca mentre fai un sorpasso / la benzina che finisce mentre sei in galleria
  23. un libro sull'accoppiamento del canguro nano / l'ultimo cd di tiziano ferro
  24. il bagaglino / colorado cafè
  25. capezzone lato A / capezzone lato B (questa è sottile...)

Mi riservo di farne altre, ma non so se c'ho voglia.

..e Mary Cacciola parlò...

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ALEE AOOO ALEE AOOO
UAAAI EM SI EI TATTARATATTA TATTA UAAAI EM SI EI TATTARATATTA TATTA...
(quanto sono cretino da 1 a 10?)
.
Ho avuto la prova che il commento di Mary al post che le avevo dedicato è autentico, perchè mi ha salutato poco fa in diretta da radio capital !
Sì, lo so, quando faccio così sembro un bambino di 5 anni, però non ditemi che da me vi aspettereste un comportamento più serio...
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A parte tutto, sono contento perchè la seguo da almeno due anni e mi piace tantissimo come parla.
E vabbè, per oggi mi godo questa piccola soddisfazione.
A proposito, chi è stato di voi a mandarle il mio blog? Dai, non fate i timidi...

lunedì 15 giugno 2009

L'amleto casalingo

Essere o non essere.. il solito pirla, che apre una boccia di polpa di pomodoro nuova dimenticando sempre che ce n'era una già aperta in frigo, ma ormai quella aperta ha due dita di muffa quindi si svuota tutto nel lavandino?
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E' più nobile per l'animo sopportare impavido... l'odore del cibo lievemente andato a male che dilaga in cucina/soggiorno, oppure è meglio farla finita, prendere il secchiello dell'umido e ricordarsi una buona volta che il martedi mattina passa l'omino a ritirarlo?
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Dormire, sognare, e in quel sonno di morte... alzarsi alle 08.00 anzichè alle 07.00, solo perchè la sveglia aveva suonato ma con un pugno ben assestato non solo la spegni, ma scardini anche il cellulare, e quando ti svegli sei così rincitrullito che non ricordi nemmeno il pin, quindi lo tieni spento fino a sera...
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..ogni gesto perde anche il nome di azione.. soprattutto quando non c'è gesto, cioè non si fa proprio nulla, si ozia per giorni e giorni, e la roba da lavare diventa una collina appennina in camera da letto, allora ci si decide, e si comincia a lavare il tutto, ma poi si lascia la roba stesa anche per una settimana di fila, così che le pieghe dello stendino non se ne vanno nemmeno se ti appoggi con tutto il peso al ferro da stiro...

Mary Cacciola risponde... ma allora è umana!

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..eh eh, guardate un po' chi m'ha risposto a questo post .
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Se è uno scherzo, vabbè, è uno scherzo che m'ha comunque strappato un sorriso.
Se non è uno scherzo allora...
Mary Cacciola, sei la benvenuta in questo folle blog! (..cioè in ottima compagnia di gente svitata)
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p.s.: ringrazio la persona che ha mandato il post a Mary!

ConcretaMente

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Ecco come concepisco io il fare politica dal basso (clicca sul link):
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domenica 14 giugno 2009

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Il bello di vivere è..
vivere.
Tutto il resto è un'enorme rottura di palle.

venerdì 12 giugno 2009

C'è qualcuno che sa fare i miracoli?

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Oggi dovrei dare alla banca € 1045,65 (rata del mutuo di oggi + metà rata mutuo mese scorso non pagata).
Sempre oggi, mi arriverà uno stipendio di € 989,00.
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Qualcuno di voi sa moltiplicare i pani e i pesci?
Se si, è invitato a casa mia questo fine settimana.
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aggiornamento delle 13.43
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Pochi minuti prima delle 13.00 è salito lo stipendio in banca. Non sono 989,00 € bensì 789,00, perchè 10 giorni fa avevo chiesto un anticipo di 200,00€.
Ho preso la macchina e alla velocità della luce sono andato in centro a Crema per ritirare 750,00€, prima che la banca li prendesse.
Oggi, quindi, è la seconda volta in vita mia che non pago una rata del mutuo.
Tutta questa faccenda ha dei risvolti da fantascienza, ma non ho più nemmeno voglia di parlarne.
L'unico particolare interessante è questo: il mio avvocato ha spedito una lettera alla banca, dando 7 giorni di tempo per rispondere; hanno risposto dopo 10 giorni che... hanno bisogno di tempo per analizzare il caso.
Lo fanno apposta per aumentare il mio debito.
No comment.

Un Politico (e per la prima volta in questo blog, uso la P maiuscola)

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"Ci preoccupa quello che si verifica con la mafia in Sicilia, la camorra nel napoletano e la 'ndrangheta – non so mai pronunciare bene questa parola – in Calabria. Però io qui mi permetto di fare questa osservazione.
Il popolo siciliano non deve essere confuso con la mafia.
Il popolo siciliano è un popolo forte, popolo che ben conosco, perché negli anni passati, quando ero propagandista del mio partito, ho girato in lungo e in largo la Sicilia.
Li ho conosciuti nella prima guerra mondiale i giovani siciliani, con il loro coraggio e la loro fierezza.
Il popolo siciliano è un popolo forte, generoso, intelligente.
Il popolo siciliano è il figlio di almeno tre civiltà: la civiltà greca, la civiltà araba e la civiltà spagnola. È ricco di intelligenza questo popolo.
Quindi non deve essere confuso con questa minoranza che è la mafia. È un bubbone che si è creato su un corpo sano.
Ebbene, con il bisturi, polizia, forze dell'ordine, governo debbono sradicare questo bubbone e gettarlo via, perché il popolo siciliano possa vivere in pace. Così si dica della 'ndrangheta in Calabria.
Io ho girato in lungo e largo la Calabria. Se vi è un popolo generoso, buono, pronto, desideroso di lavorare e di trarre dal suo lavoro il necessario per poter vivere dignitosamente, è il popolo calabrese.
Così il popolo napoletano con la camorra. Anche qui sono una minoranza i camorristi. Parlano troppo di quello che è in carcere, capo-mafia. Quello si sente un eroe. I giornali ne parlano tutti i giorni ed è chiaro che entra il giornale in carcere e lui si sente un eroe, questo sciagurato.
Ma il popolo napoletano non può essere confuso con la camorra".
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"..amici carissimi, non fate solo domande pertinenti, ma anche impertinenti: io mi chiamo Pertini...".

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mercoledì 10 giugno 2009

Povero Paulo

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Si è suicidato il 24 maggio.
Oggi è il 10 giugno e nessuno sa niente su di lui, ne' dove ne' quando verrà seppellito.
I carabinieri dicono di chiedere ai servizi sociali, i servizi sociali dicono che dalla Farnesina si cerca ancora di contattare i familiari di Paulo.
E' in cella frigorifera da diciassette giorni, ammesso che sia in un obitorio, perchè nessuno ha saputo dirmi esattamente dov'è, anzi girano voci che sia già stato cremato e che i resti siano stati spediti alla madre.
Mah.
Forse.
Non so.
Boh.
Non è nostra competenza.
Colpa loro.
Io non c'entro.
Non saprei dirle.
Quando so qualcosa..
Non preoccuparti, ti chiamiamo noi.
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Povero Paulo, quanto è umiliante tutto ciò.

martedì 9 giugno 2009

Elezioni miracolose

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Prima delle elezioni (28 aprile ’09)

"…La risposta è ovvia… Non sono masochista… Il referendum dà il premio di maggioranza al partito più forte. Vi sembra che io possa votare no? Va bene tutto, ma non si può pensare di essere masochisti… non l'abbiamo posta noi, ma si può domandare all'avvantaggiato di votare no ad un vantaggio che altri gli regalano e che potrebbe essere confermato dal popolo?..."
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Dopo le elezioni (09 giugno ’09)


"…non darò alcun sostegno alla consultazione… La riforma della legge elettorale deve essere conseguente a quelle sul bicameralismo perfetto. Pertanto, non appare oggi opportuno un sostegno diretto al referendum del 21…"
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Penso sia addirittura inutile dire chi può aver fatto due dichiarazioni così contrastanti fra loro, scommetto che ci siete già arrivati da soli.

domenica 7 giugno 2009

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..le battute sciocche, la massa di gente, l'happy hour, i soldi, la strada, la puzza di nafta, i localini sul naviglio, la cameriera, la milano bene, l'ambulante.
E la mia infinita irrequietezza dell'essere, lentamente tramutata in melanconia, in mezzo a tutti loro.
Il mio passo si fa lento, svogliato, non trattengo più la pancia e me ne fotto dei passanti, sbatto su tutti con tutto il mio peso.
Non riesco a guardare queste giovani donne, vestite di tutto punto, con le loro sottili volgarità, il tanga colorato sotto minigonna bianca e altre porcate del genere.
Le guardo con disgusto, tutte, tutte, le guardo con disgusto.
I loro profumi mi fanno venire la nausea, mi viene da vomitare, le loro terribili scarpe costosissime mi annoiano, gli occhiali grossi come due piatti per la pizza mi allontanano dal mondo femminile. Brutte.
Sono belle, belle e sicure, e mi fanno sempre più schifo.
Mi trascino lento, cercando di nascondere il mio stato d'animo ai miei amici, faccio qualche battuta qua e la, ma spesso rimango con lo sguardo fisso verso un orizzonte immaginario, fra tutto quel cemento.
E' tutto qui?
Che schifo, che schifo.
Non riesco nemmeno a piangere, tanto sono schifato dal tutto. Infatti non sono triste.
Vorrei vomitare in faccia alle persone che prendono il cocktail su quei divanetti in pelle, e intanto mi rimpinzo di cibo impastato servito caldo gratis.
Gratis, ssè, ho pagato 8 € per una cazzo di birra media.
Voglio sparire, andare lontano.
Se tanto devo stare solo, almeno resto solo con la natura, e non con questo schifo di razza umana che mi circonda.
Eh no, questa sera non sono molto umanista.
E' la medicina nuova, mi provoca sbalzi d'umore. Infatti passo dal vomito alla rabbia repressa, vorrei spaccare le teste di quei cazzo di uomini con il petto depilato e le sopracciglie rifatte, che mettono camicie bianche dopo essersi fatti la lampada, e farle scoppiare come gavettoni, e vedere i loro inutili cervelli schizzare sul pavimento del locale.
Li odio, non riesco più a sopportare questa milano bene, questi borghesucci da quattro soldi. Che poi ho visto anche ieri in provincia di bergamo. Tutti uguali.
Bleah.
E queste donnine leggere, con i loro culi rassodati e la camminata incerta su tacchi a dir poco ridicoli, con questo trucco pesante, con la maledetta sigaretta in bocca, con questi seni che schizzano fuori, lucidati, con queste cazzo di capigliature ridicole, con questo loro assurdo essere provocanti ma se ti avvicini sono rozze e cafone.
Vogliono solo apparire, non flirtare. Si truccano per sè stesse, non per fare colpo sugli uomini.
Idem i maschi, si pettinano come i ridicolissimi cantantuncoli inglesi che vedono si MTV, con una parte di capelli in aria, e una parte allisciata e sciacciata alle tempie, stanno con gli amici in posa per tre ore di fila, ma non vogliono conquistare nessuno, stanno lì per stare lì.
Bleah.
Ma davvero appartengo a questa razza?
Mi fa tutto schifo questa sera.
Mi fa schifo "ciao come va?", mi fa schifo "guarda quella che figa", mi fa schifo "allora? tutto apposto?", mi fa schifo "ma ci pensi ancora alla Mary?", mi fa schifo "naaa offro io", mi fa schifo "oh ci vediamo eh?", mi fa schifo "provo a spiegarmi", mi fa schifo "mi chiamo roberto, tu?", mi fa schifo "dammi la mail, ci scriviamo".
Bleah.
Questa sera mondo ti vomito addosso.
Me ne vado a dormire, andassero tutti a cagare.

sabato 6 giugno 2009

Elezioniamo?

..eppure devo averla messa qui.
No, qui non c'è. Maledizione a me e al mio disordine. Poi finisce che devo richiederne una nuova, ma non posso, è già la terza volta che la perdo.
Piuttosto non voto.
E' una questione di principio.
Ah, eccola. Bella, nuova. L'ho usata l'anno scorso per le politiche ma poi l'ho conservata nel faldone. In questi mesi avevo seriamente pensato di bruciarla, in un piccolo rito pagano dedicato al dio dell'anarchia, ma poi mi son detto che senza la mia scheda elettorale non mi sarei sentito un vero cittadino.
Vado.
La scuola è carina, ma appena mi avvicino vedo piazzati ai vari angoli gli uomini delle varie liste.
Mi salutano tutti con larghi sorrisi, probabilmente tutti pensano che io stia dalla loro parte; non è colpa mia se qui scambiano il dialogo per il servilismo.
Entro, ma sbaglio subito stanza. Mi scuso, e mi imbocco nella stanza giusta.
Do il mio documento al ragazzo del seggio, e gli dico "mi raccomando non faccia vedere la foto in giro"; scoppiano a ridere, gli altri, e lui puntualmente apre la patente e fa vedere la mia foto a tutti, dicendo "beh, non è così male".
Mi da le schede, tre.
Sono dentro alla mia postazione, ma non so come tenere in mano tre schede aperte; poi ne apro una che tengo ferma con la mano destra, mentre col gomito sinistro tengo le altre due.
Voto.
Io voto, tre cose diverse per le tre elezioni, comunali, provinciali ed europee. Queste passeranno nella mia storia come il voto più schizofrenico.
Esco, saluto tutti, gli uomini delle varie liste mi guardano dritto negli occhi per cercare di capire se ho dato il voto a loro, poi tutti sorridono con quello sguardo tipo "bravo, hai dato il voto a me".
Me ne torno a casa.
Non so, ma ho come la sensazione di aver fatto qualcosa di importante.
La sensazione, però, svanisce in fretta.
Una cosa mi è piaciuta davvero molto: la ragazza del seggio.
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venerdì 5 giugno 2009

frustrazioni

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Sono così triste, che quando incontro uno frustrato gli faccio le mie congratulazioni.

Tipi da bar (la saga continua)

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Il brillante: camicia di lino aperta con i peli del petto di fuori, pantaloncini bermuda e ciabattine infradito, capelli un po’ lunghi spesso con cerchietto, abbronzatura cronica. Entra al bar e saluta sempre ad alta voce, e tutti devono girarsi; parla in dialetto, ha ragione su qualsiasi argomento, dalla fisica quantistica al calcio, al sesso, alla politica. Il suo rispetto per le donne è lo stesso che ha per il bastone del mocio V., eppure quando sorride, con quei buchini nelle guancie e quegli occhi grandi, riesce a conquistare chiunque. Offre sempre da bere, è pieno di soldi anche se fa l’operaio e guardandolo ti chiedi ingenuamente come cavolo fa.
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La showgirl: alter ego del brillante, anche lei entra in ciabattine, più che altro per mostrare il suo tatuaggio thailandese (di cui nemmeno lei conosce il significato) alla caviglia, e le unghiette delle dita dei piedi smaltate di nero (mmm..!!!). Tutti la corteggiano, anche i più anziani del bar, e lei se ne compiace con battute autoreferenziali (racconta spesso episodi in cui qualcuno è innamorato di lei). Se fa caldo, indossa un vestitino di cotone leggerissimo ed evita il reggiseno, stupendosi del perché gli uomini parlando con lei sudano freddo.
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L’introverso: entra silenzioso, ordina un Vecchia Romagna e si siede in un angolo. Guarda gli altri che parlano e ride anche lui, ma senza partecipare alla discussione. Nessuno sa come si chiama, eppure vive lì da sempre. Quando manca nessuno se ne accorge, e se il barista chiede di lui, la risposta in generale è “..chi?”.

Il gran bevitore: alle 17.30 è già al primo bianchino, e tira avanti fino alle 21.00, spesso ordinando contemporaneamente due bicchierini, da consumare chiacchierando con due persone differenti. Mangia qualsiasi cosa il barista prepari come aperitivo, senza nemmeno guardare, il gesto è automatico: viene posato un nuovo vassoio, e il suo braccio muove automaticamente la mano destra verso il cibo. Fa un sacco di battute, e per la legge dei grandi numeri, ogni tanto ne dice una carina; se gli altri ridono, però, lui la ripete 13 volte ad alta voce, e spesso la ripete per diversi giorni.
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Il politico-polemico: parla solo ed unicamente di politica, ti urla in faccia senza conoscerti, dicendoti che “quelli come te hanno rovinato il paese”. Lui saprebbe guidare il paese senza problemi, ma non sa nemmeno la differenza fra Parlamento e Governo. Se è di destra ti considera di sinistra, se è di sinistra allora tu sei sicuramente di destra, solo perché gli fai notare un errore nel suo ragionamento. Legge solo i giornali più faziosi, e non usa internet per informarsi, infatti non sa niente del mondo. Se gli fai notare che il suo politico preferito è condannato in via definitiva per corruzione… ti urla in faccia “non è vero! Da chi hai preso i dati eh?”. Urla ancora più forte se gli fai vedere lo stralcio della condanna in oggetto.
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Il macchinettaro: spende tutto il suo stipendio ai videopoker, comunemente dette “le macchinette”. Alle sette del mattino entra nel bar e si fa cambiare subito 50 euro in monete da 10 cent., parla con la macchinetta, si imbestialisce se va via la corrente, non distoglie lo sguardo dal giochino nemmeno se il paese viene bombardato dai B52, non parla mai di sua moglie. La sua vita è uno schifo. Tranne quando vince alla macchinetta, recuperando se gli va bene il due per cento dei soldi spesi.
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La barista vamp: non capisci come fa, ma lavora coi tacchi da 16 cm, è proprio sexy, ti fa battute tipo “il caffè freddo te lo sbatto con le mani? Sai che con le mani sono brava..”, oppure ti dice “ma il caffè lo vuoi con amore?”, e tu le risponderesti “dammelo come vuoi, basta che la smetti di fare la mignotta”. Non porta calze ne’ mutante, e te ne accorgi perché te lo dice proprio, e mentre ti versa un po’ di grappa nel caffè ti fa l’occhiolino. Se ci provi, però, ti dice di no, e in più ti sputtana ad alta voce in tempo reale facendo girare mezzo bar verso di te: “ohh ma per chi mi hai preso eh? Và che sono sposata!”.
Tu vai sempre da lei a prendere il caffè, e lei te lo fa sempre “con amore” ma “senza dartela”.
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il barista-Tom Cruise: lui fa saltare bottiglie e bicchieri e li prende al volo senza mai farne cadere uno, ha le spalle larghe e lavora con camicie aderenti di D&G. Conosce tutto il paese, è esperto di moto, è veloce, tiene a mente 250 ordinazioni per volta, è simpaticissimo, single, serio e pirla allo stesso tempo. Se vai da lui alle sette del mattino, e sei così addormentato che chiedi “permesso” anche alla tua immagine riflessa, lui è già fresco come un bocciuolo di rosa, anche se la sera prima ha lavorato fino alle 3 di notte. Non invecchia mai, e la sua età biologica è ferma a 32 anni.

giovedì 4 giugno 2009

Tipi da ufficio (reali). In risposta al post di Aleph "tipi da spiaggia"

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Il rassegnato: saluta a bassa voce, guarda per terra, è puntualissimo e cerca di non fare nessuna pausa. Subisce le vessazioni del capo e dei colleghi senza innervosirsi, le parole gli scivolano addosso come l'acqua sulle anatre. Ha la forfora e indossa sempre gli stessi vestiti, quando li lava ha pronti dei vestiti puliti identici. Prende le telefonate di tutti. Generalmente fa il lavoro sporco, cioè si smazza tutte le pratiche più odiose. Di tutti i colleghi dell’azienda.

La mela marcia: c’è in tutti gli uffici. È nervoso, maleducato, ti comanda anche se è un semplice collega, spesso scarica il nervoso sul rassegnato di cui sopra, si lamenta di tutto, parla male di tutti (soprattutto i nuovi arrivati), si veste benissimo, in corridoio ostenta buoni rapporti con qualunque capo, anche quelli di altre aziende. Generalmente è assunto a tempo indeterminato quindi sa che nessun collega precario lo può massacrare di botte o mandare affanculo, e se ne approfitta.

La simpatica canaglia: non lavora quasi mai ma, stenti a crederci, nessuno lo sgrida. Il capo entra infuriato per un suo disastro , ma lui con due battute riesce a farlo ridere, e finisce tutto alla macchinetta del caffè. Se lo fai tu, il giorno dopo sei all’ufficio di collocamento. Conosce tutti, ma proprio tutti, i colleghi dell’azienda, le loro vicissitudini, i segreti. Tutti lo salutano col sorriso quando arriva la mattina, e gli porgono la chiavetta per offrirgli il caffè.

Lo stacanovista: è pignolo, serio, veloce, competente e laborioso come una formica. Resta in ufficio fino alle 21.30, ma se ne va solo perché perderebbe l’ultimo autobus per casa. Qualunque cosa gli chiedi, lui sa rispondere, infatti sa più cose del capo stesso, ma non farà mai carriera (non capisce che è troppo utile lì dove si trova). Si accolla la responsabilità di tutto, per questo è sempre nervoso ma, essendo un buono, reprime il nervosismo e cerca di essere comunque gentile. Il suo colorito va dal grigino perla al giallo epatite.

Il furbo: è amico della simpatica canaglia, ma meno espansivo e appariscente. Serio, silenzioso, molto bravo nel suo lavoro, generalmente passa inosservato perché tutti si fidano di lui e non crea problemi. In realtà è un genio dell’informatica e, fra una pratica e l’altra, entra negli archivi segreti del vaticano col suo pc per il solo diletto di sfidare l’istituzione della chiesa, oppure organizza viaggi gratis per sé e per la sua donna, a spese dell’azienda, camuffando non si sa come le fatture del villaggio in spese di amministrazione. Il capo lo ammira molto, e lo affianca sempre ai nuovi arrivati per la formazione.

Lo sfasato: lui non sa nemmeno che ci sta a fare in ufficio, viene vestito in pantaloncini e maglietta sgualcita, usa il suo pc solo per scaricare brani sulla chiavetta, lavora lì da cinque anni ma ancora non sa cosa fare quando arriva al mattino. In ritardo cronico, lo sfasato va a bere il caffè della macchinetta, poi si chiude nel cesso e ci rimane un’oretta. Ha una cosa in comune con la simpatica canaglia: siccome lui è così, nessuno ormai lo sgrida più, quindi fa un po’ quello che gli pare.

La gnocca: simpatica, brillante, coscia lunga e profumo dolcissimo, che cominci a sentire appena lei entra nel palazzo, anche se tu lavori al terzo piano. Si veste sempre di bianco, ha i tacchi alti, un ottimo rapporto coi capi, non degna di un saluto i nuovi arrivati, anzi quasi nessuno, infatti parla solo con chi lei ritiene abbia un qualche potere. È ignorante come una capra, se le fai una domanda al di fuori da quello che sa a memoria, va in panico e se ne va sbuffando. Ha una carriera assicurata, anche se non ha mai mosso un solo documento.

Il precario: dai 20 ai 45 anni, lo riconosci subito perché ha un’aura grigia intorno, è così povero che di tanto in tanto chiede anticipi sulla liquidazione perché deve pagarsi almeno il treno per tornare a casa. Cerca di fare amicizia con tutti, non conosce bene i ruoli e puntualmente commette delle gaffes tremende, tipo lamentarsi con uno che, a sua insaputa, è il migliore amico del capo. È così sfigato, che resta sano per tutta la vita, ma il primo mese (di prova) in quell’ufficio prende 5 volte l’influenza, e rimane a casa 15 giorni: tutta l’azienda dirà di lui che non ha voglia di lavorare, e il marchio di lavativo assenteista gli rimarrà fino all’ultimo giorno di lavoro. È simpatico, ma non fa amicizia. Nel caso di una ragazza, anche se molto carina tutti diranno che non è un gran che, anzi le affibbiano qualche nomignolo solo per quel chiletto in più che mostra quando mette vestiti un po’ stretti (principessa fiona, moby, slim fast, se si chiama Tania diventa ippo-tania).

Il capo: non capisce una mazza di pratiche spinose, e si affida al lavoro del furbo di cui sopra. Periodicamente viene cazziato dal responsabile dell’area, e dopo cinque minuti entra nel tuo ufficio, prende di mira o il rassegnato o il precario e si sfoga su loro. Appena vede la gnocca, comincia a sudare, e le permette qualsiasi strappo alle regole e ai protocolli.
Ha pochi capelli, ma li fa crescere da quando ha compiuto 50 anni, e fa il riporto.
Si vanta molto raccontando un sacco di balle sui lavori passati, ma tu lo guardi con pietà, e pensi “ma se non sai fare niente, come posso credere che progettavi i motori degli off-shore?”. Dice sempre “lo sapevo”, è il primo che non rispetta le regole, che lui stesso fissa in quei pomeriggi vuoti, quando non ha nulla da fare. Ti dice una cosa ma la smentisce il giorno dopo, tu gli chiedi di risponderti via mail per conservare le prove, ma lui ti risponde “no no no, no ho tempo di scrivere una mail”. È frustrato. Lavora anche lui fino alle 21.30, e si compiace di questo attaccamento al lavoro con lo stacanovista di cui sopra.
Non farà MAI carriera, è troppo ingenuo. Si veste sempre uguale.
Ti da del lei anche se lavorate insieme da 15 anni.