La maturità.
Ti giochi tutto in
pochi giorni, e poi una mattina ti svegli e capisci che alla fine dell’estate questa volta non rivedrai i tuoi
compagni, e non vi racconterete tutte le avventure al mare, e non ti affannerai
a fare i compiti assegnati proprio nei tre o quattro giorni prima del nuovo
inizio, con maratone pazzesche sui libri a base di cioccolato e caffè.
Prendi la tua strada, lavoro, Università, non sai ancora.
Prendi la tua strada, lavoro, Università, non sai ancora.
Vai a letto il giorno
prima degli orali e pensi: si mi tira fuori Ugo Foscolo lo so, sulla teoria di
Coulomb vediamo un po’, sulle Funzioni li straccio, se cominciano a parlarmi in
inglese mi arrampico sugli specchi, se mi chiedono i materiali da costruzione sono
rovinato.
Sali sul pullman, lo
stesso che hai preso per cinque lunghi anni, e ti appoggi con la testa al
finestrino, guardando quel panorama che oramai conosci alla perfezione, ma
questa volta noti che qualcosa è cambiato; i piccoli alberelli piantati qualche
anno prima tutti in fila in un certo campo sono cresciuti, adesso sono arbusti forti
e dalle folte chiome, un certo incrocio non esiste più sostituito da una
rotonda con al centro un’avveniristica opera d’arte di cui ti sfugge il
significato; alcune case vecchie sono state abbattute, mentre nuovi cantieri
sorgono proprio dove prima c’era un grande campo di pannocchie, che ti piaceva
guardare perché ti ricordava i giochi d’infanzia con tuo padre.
Sposti la tua
attenzione dal panorama verso i tuoi compagni di viaggio e, sì, anche loro sono
cambiati a guardarli bene; certo, il cambiamento è stato lento, ed è difficile
rendersene conto finchè lo vivi in prima persona, ma con occhi ora distaccati
guardi quei ragazzi e quelle ragazze che fino a cinque anni prima erano bambini
appena cresciuti, ed ora sono adulti, se pur con molte, moltissime eccezioni
sul significato stesso della parola adulti.
L’esame stesso che stai
per affrontare decreterà il tuo status di maturo.
Mentre il pullman
corre, ti soffermi con un sorriso alla definizione di maturo che il giorno
prima ti eri divertito a cercare nel dizionario, fra uno studio e l’altro: di
persona, che ha raggiunto la maturità morale e intellettuale, consapevole.
Raggiungerò davvero la
maturità morale ed intellettuale? Sarò davvero consapevole?
Quanti errori farò
prima di imparare a vivere?
Quante cazzate devo
combinare, e in quanti guai mi caccerò?
Una buca fa sussultare
il mezzo di locomozione, e ti riprendi di colpo da un piccolo torpore; ti stavi
addormentando con la fronte appoggiata sul vetro della finestra e il tuo
braccio, in posizione improbabile, comincia a formicolare.
Ti giri di colpo verso
il tuo amico per sorridergli, ma lui ha la testa appoggiata sullo schienale e
gli occhi chiusi, in una posizione di mortale attesa; vorresti dargli un
colpetto al braccio per svegliarlo, scambiare qualche battuta, tanto per stemperare
la tensione che c’è nell’aria, ma preferisci lasciarlo ai suoi pensieri che,
molto probabilmente, sono uguali ai tuoi.
Allora sospiri, e ti
giri nuovamente verso il panorama, che continua a scorrere a gran velocità; il
viaggio è lungo, più di trenta chilometri, e col pullman che si ferma mille
volte per caricare nuovi passeggeri e che gira per paesini perduti nelle
campagne umide, dura quasi un’ora; fai un conto rapido, così per giocare, e ti
rendi conto che negli ultimi cinque anni hai affrontato un viaggio di quasi
cinquecento ore, oppure - e la cosa fa più effetto - hai percorso qualcosa come
quattordicimila e quattrocento chilometri, che ti sarebbero bastati per andare
a Melbourne, in Australia.
Già.
E invece sei ancora
impantanato nella pianura padana, anche se sai che quasi certamente da lì prima
o poi te ne andrai; forse non Australia, ma sicuramente lontano da dove ti
trovi adesso.
Magari finirai in riviera
Romagnola, dove ci si diverte un sacco, almeno quando hai diciotto o diciannove
anni.
Il viaggio è finito,
scendi - e sarà l’ultima volta che scendi a quella fermata - e ti avvii verso l’Istituto
Statale per Ragionieri e Geometri dove hai imparato un milione di cose negli
ultimi anni, e dove una commissione di professori mai visti prima ti aspetta
per giudicare se il tuo livello di preparazione culturale ti può permettere di
affrontare la vita.
Hai ancora un’età in
cui ti limiti a produrre pensieri frivoli, tipo “questa estate non devo fare i
compiti” o “a settembre vedrò cosa fare”, perché non immagini quanto sia
deleterio perdere tempo nella giungla che è la realtà; sei come una
tartarughina che deve giungere per la prima volta al mare e, nonostante il
pericolo di essere divorata da varani, serpenti o gabbiani, se ne sta un po’ al
sole pensando che tutto sommato è bello ed è meglio della buca dove tua madre
ti aveva nascosto.
Superi gli esami.
Tre giorni di tortura
psicologica che è diventata anche fisica, dato l’implacabile caldo di un Luglio
cocente; sudi sulle carte - ecco a cosa si riferiva Leopardi quando parlava di
sudate carte, pensi, e strappi un sorriso a te stesso - ed hai paura di
puzzare, per questo nello zaino tieni con grande apprensione un deodorante
stick, che progetti di usare ogni volta che vai in bagno.
Ti lamenti del caldo, ignaro
del fatto che di lì a sei anni il paese in cui vivi subirà l’estate più calda
di sempre; ovviamente non puoi prevedere il futuro e la cosa ti disturba, perché
invece vorresti sapere.
Sapere tutto.
Come finirà la tua
famiglia, se riuscirai a studiare ancora, se te la caverai economicamente, se i
tuoi sogni artistici prenderanno forma e contenuto.
Gli esami sono finiti,
e sei certo di aver fatto un’ottima impressione alla commissione, e perfino i
tuoi scritti credi siano andati perfettamente; passa qualche settimana e vai a
vedere gli scrutini - questa volta guidando l’auto usata che ti ha procurato
tuo padre - e leggi con delusione di aver incassato un modestissimo 42/60, che
ti porterai dietro per tutta la vita.
Ma sì, che importa, io
so quanto valgo e so quanto ho imparato.
L’unica cosa che non
so, continui a ripeterti, è come ciò che ho imparato potrà essermi di aiuto
nella vita.
L’unica cosa che non
sai, in realtà, è se davvero raggiungerai la maturità morale e intellettuale, e
la consapevolezza menzionate nel dizionario Treccani per dare una definizione
di “maturo”.
No, sbagliato, le cose
che non sai sono tantissime, e allora ti aggrappi all’unica cosa che, invece,
conosci e che nessuno potrà mai strapparti: il tuo nome.
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