Ma sì, quelli che sanno sempre con chi uscire, che non si fanno fare una foto se non ci sono almeno 15 soggetti sorridenti tutti attaccati, che sentono l’irrefrenabile bisogno di mandare ogni singola mail ad una ricca mailing list, così almeno qualcuno sicuramente risponde.
Quelli che ti invitano alla festa di compleanno per fare più numero, e poi potersi vantare “oh, alla mia festa c’erano 60 persone!”, senza rendersi conto che più della metà degli invitati se ne stra-sbattono le palle del loro compleanno, e sono lì solo per bere o per rimorchiare, due azioni che stanno sempre molto bene insieme.
Quelli che proprio non ce la fanno a passare una sera da soli, a casa, magari leggendo un bel libro, o scrivendo oppure guardando un bel film.
Quelli che conoscono tutti i locali stile disco-bar nell’arco di 150 chilometri quadrati, e ne conoscono ovviamente anche i proprietari, i P.R., i DJ e le ballerine.
Quelli che ovunque vadano sono in lista.
Ma che cazzo vuol dire che sei in lista?
Una lista di coglioni, che accetta supinamente l’idea di dover essere selezionato da qualcuno in base al proprio vestiario o, incredibile, in base alle proprie amicizie.
Dov’è la loro dignità?
Possibile che non si rendano conto che quel "bel" locale pieno di "bella" gente è, in realtà, il ricettacolo di una generazione selezionata all’entrata?
Gente, cioè, che non frequenta altri posti perchè non vuole correre il rischio di mischiarsi a chi è diverso da loro.
Quelli che si offendono se, in un social network, togli loro la cosiddetta amicizia; e non s’incazzano perché tenevano a te, ti stimavano e a loro dispiace l’idea di non condividere più le proprie passioni con te, no.. s’incazzano perché scende il loro numero di “amicizie”, che a gran fatica erano riusciti a far lievitare fino a 1.500 unità, per dimostrare al mondo intero di essere very cool.
Quelli che al bar salutano tutti, e piuttosto bruciano il loro stipendio ma devono assolutamente offrire un giro di bevuta a tutti i presenti; non importa che tutti stiano per andare a casa, oppure abbiano già bevuto e che ripetano con sorrisi di circostanza "no, dai, sarà per la prossima..", no, la cosa importante è che l’eroe di turno riesca a fare il gesto di aver offerto un giro così, la volta dopo, tutti si sentano in dovere di salutarlo al suo ingresso in quel posto.
Quelli che non hanno voglia di lavorare e allora convincono i genitori a mantenerli agli studi universitari, che protrarranno per almeno dieci anni, fra serate in discoteca e bevute al bar.
Quelli che proprio non ce la fanno a vestirsi a caso, almeno una sera, ed uscire spettinati.
No, non ce la fanno.
Quelli che dell’estetica fanno una ragione di vita; gli stessi che posano per migliaia di foto e proprio non capisco come fanno ad avere sempre la stessa, identica, idiota espressione del cazzo.
Quelli che non sono MAI single.
Vedo, dalla mia pur giovane età di trentatreenne, un’intera generazione così, un intero esercito di giovani marionette contente che qualcuno abbia deciso per loro qual è l’abito migliore da indossare il venerdì sera, quali sono le persone giuste da frequentare, quali gli stili di vita consentiti.
Insomma, un’intera generazione di selezionati all’entrata.
(Roberto D’Izzia, 28/05/2011)
5 commenti:
Clap! Clap! Bravissimo!
Inchino - GRAZIE
Se faccio uno spettacolo così alternato da cose più comiche, dici che va bene?
rispondo io.... si benissimo
carla
Non importa, va già bene così!
ragazzi, mi date una grande carica, perchè... è proprio quello che sto scrivendo!
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