Ho appena finito di scrivere questa canzone, frutto d'una serata di festa paesana.
Credo che la inserirò nel mio spettacolo, anche se ancora devo trovare l'aggancio giusto.
Nel frattempo, vi faccio leggere il testo, in assoluta anteprima.
LO SPECCHIO
In una festa di paese com’è facile
capire il senso della vita, com’è volgare,
la facce rosse, le gambe delle donne imbellettate
e un’impalpabile senso
di euforia
capire il senso della vita, com’è volgare,
la facce rosse, le gambe delle donne imbellettate
e un’impalpabile senso
di euforia
ma se tu guardi quelle facce con più attenzione
ti rendi conto che sorridere non è
essere felici
e d’improvviso l’euforia, come un’illusione,
diventa solamente il vezzo
di far ridere gli amici
pensi che ti sei stancato e che vorresti andare,
poi ci ripensi, sei curioso, e ti fermi a guardare
la donna triste, l’ubriaco del paese che saluta tutti,
e il prete vigile che controlla
onnipresente,
poi ci ripensi, sei curioso, e ti fermi a guardare
la donna triste, l’ubriaco del paese che saluta tutti,
e il prete vigile che controlla
onnipresente,
e la ragazza di vent’anni che aspetta un bambino
che con lo sguardo cerca quel porco del marito
i volontari che buttano la carta nel cestino
e l’assessore che non sa parlare
un po’ rincoglionito
ti rendi conto che fai parte di quel gruppo
ti senti solo,
ti senti osservato
guardare gli altri ti fa sentire meno vecchio,
e ti lascia rompere
lo specchio
in una festa di paese com’è facile,
sentire il gusto della vita, com’è banale
capisci che non ci sarebbe niente da capire,
che non c’è un senso
da cercare,
ma non puoi fare a meno di lasciarti trascinare
dalla corrente, e non sai neanche nuotare
poi senti anche un gran bisogno di sorridere
e allora lasci i tuoi pensieri,
e ti metti a ballare
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