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giovedì 16 dicembre 2010

Classe '78

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La classe '78 è una generazione strana.
Nessuno parla di noi. Quando si parla di adulti, si pensa ai quarantenni, quando si parla di ragazzi si pensa ai ventenni.

Noi, che siamo stati la cerniera fra il vecchio ed il nuovo millennio.
Noi del ’78, che abbiamo visto cambiare il mondo in soli 10 anni, con l’avvento dei telefonini e di internet.
Noi, che non abbiamo vissuto il ’68 ne’ il boom economico degli anni ’80, ma che ci ritroviamo solo macerie di una società basata sul debito.

Noi che non veniamo considerati nelle statistiche, che non possiamo assumere ruoli di leaderhip perché troppo giovani, e non possiamo più fare stage e apprendistati perché troppo vecchi.
Noi del ’78, che abbiamo visto la caduta della cosiddetta prima repubblica, e che assistiamo basiti allo sfacelo della seconda.

Noi, che per telefonare si andava in cabina coi gettoni arrugginiti, e che crediamo ancora negli incontri reali, e non virtuali.

La mia generazione è strana, silenziosa, sbiadita.
Senza grandi miti, ed è per questo che ci aggrappiamo a quelli di generazioni passate.

Senza voce, perché nessuno ci rappresenta e nessuno ha mai gridato la nostra passione.
Noi, che guardiamo i cartoni animati del passato e ci si commuove, perché capiamo che oggi è tutto molto meno fantasioso e magico.

Noi del ’78, che abbiamo l’età giusta per sposarci, ma guardiamo con sgomento questo mondo e restiamo single.

Classe ’78, presente.
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