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Ore 06.42, un'altra notte in bianco.
A volte vorrei la pace dei semplici e degli smemorati.
A volte vorrei poter staccare la spina dai miei pensieri.
Qual'è il mio futuro?
Patirò ancora sofferenze come il freddo o la fame?
Mi innamomerò mai di un'altra donna che non sia Lei?
Che ne sarà della mia epilessia? Guarirò? Cadrò ancora e mi farò male?
Avrò anche io dei figli da crescere e amare?
Vincerà la mia indole artistica e anarchica, o mi piegherò e finirò per fare i soliti lavori umilianti?
Come sarà il mondo intorno a me, come cambierà?
Sarò capace di tenere stretti a me gli amici giusti?
Troverò la serenità che m'è sempre mancata, anche nei momenti più felici, o rimarrò sempre l'uomo inquieto che sono?
Troverò risposte?
Prenderò, finalmente, sonno al calar della sera, o veglierò notti infinite come per infinite volte ho fatto, sin da ragazzino?
Perchè io sono così? Chi è realmente Roberto D'Izzia?
Queste sono domande che mi porto dietro da tanti anni.
Le passioni, le gioie, i momenti creativi, i progetti, i corsi, le relazioni amorose, le amicizie.. a volte ho la netta sensazione che tutti questi siano diversivi che mi permettono di dimenticare la mia inquietitudine di vivere per qualche frazione di tempo; io sento, però, che le domande sono sempre lì, in paziente attesa, per venir fuori ogni volta che resto solo nel mio silenzio, e mi guardo allo specchio.
Ogni volta che resto sveglio fino alle sette del mattino.
Che ore sono adesso?
Sorrido mentre sto per chiudere questo post.
Sono esattamente le 07.00.
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