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mercoledì 13 maggio 2009

Datemi un'ermo colle per lo spirto guerrier ch'entro mi rugge

Queste son Poesie che portai agli esami di maturità, perché mai nessuno ha capito e descritto così bene ciò che io sento, quando sono solo.
Potrei leggere queste righe per infinite volte, e commuovermi sempre come fosse la prima.
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Alla sera (Ugo Foscolo).

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Forse perché della fatal quïete
Tu sei l'imago a me sì cara vieni
O sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,
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E quando dal nevoso aere inquïete

Tenebre e lunghe all'universo meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.
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Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme

che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
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Delle cure onde meco egli si strugge;

e mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.
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L'infinito (Giacomo Leopardi)
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Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
De l'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminato
Spazio di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e 'l suon di lei. Così tra questa
Infinità s'annega il pensier mio:
E 'l naufragar m'è dolce in questo mare.

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