Parole sparse dentro lo spazio d’un banale foglio a suggerirmi il segreto, ampiamente dimostrato dalla scienza della psiche, per cancellare il ricordo.
Il pragmatico amico porge meno spazio a tecnicismi, ordinando di dimenticar completamente il nome; direttiva – o suggerimento? - altrettanto fredda e finale d’un fatale incontro a posteriori, dalla voce tua stessa.
Eminenti scienziati della mente, però, sanno ben poco del profumo dei tuoi capelli alle prime luci dell’alba, e mai t’hanno stretto a sé fino a svegliarti, per fare l’amore.
L’amico, altrettanto poco può aver ricordo della tua bellissima risata, a rimanere senza fiato.
E tu, che mi suggerisci – ordini? – di cercare in altre muse l’ispirazione della mia poesia.. tu, l’unica musa, d’amor vero probabilmente priva - oppure forte d’una pozione per eseguire il tuo stesso ordine e dimenticare – riuscirai mai a comprendere la profondità della mia ispirazione?
Mai più.
Scrivo ed annuisco, annuisco e scrivo perché rispondo a me stesso così, alla domanda su noi due.
Mai più.
Ed aggrapparmi all’unica, aleatoria sciocchezza intellettuale, che mi spinge a credere quanto sia sbagliato dire mai.
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