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mercoledì 11 febbraio 2009

Haca toro, haca!


La bestia fu libera di correre, ma rimase ferma, sotto lo sguardo incredulo di tutti i presenti.
Agitato e convulso fu il richiamo del disperato matador, che riecheggiava sotto il sole cocente - haca toro, haca! -, mentre null’altro si muoveva nell’arena, se non il manto rosso del carnefice.

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La bestia lo guardava con lo sguardo fisso, sbuffando aria umida e calda dal possente naso.

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- Povero, piccolo uomo.
Morirò per te, a costo che tu la smetta di pronunciare quelle inutili frasi. La tua voce è un insulto per le mie orecchie, la tua spada nascosta è un insulto per la mia intelligenza. I tuoi gesti sono un insulto alla tua stessa intelligenza, e quest’arena è un insulto al creatore di ogni cosa, ed alla madre terra.
Vuoi uccidermi, vero? Sei davvero convinto della tua superiorità, ma non ti rendi conto che basterebbe un mio piccolo accenno di furiosa rabbia, per trafiggerti e lanciarti come fossi un piccolo bastone?
Sei davvero convinto che sarai tu ad uccidere me, ma non hai ancora capito che sono io a trafiggermi con la tua spada.
Io stanco di vivere in catene, io stanco d’essere insultato e deriso, io stanco di perdere i miei compagni, io stanco di essere stanco.
Io trovo la morte nella tua bieca ignoranza. io decido il momento esatto, io decido il punto del mio corpo da sacrificare, io decido di versare sangue su questa rossa terra.

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Io pongo fine alla mia vita, non tu.

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È ora, povero piccolo uomo, sii pronto ad esultare.
Affila le vigliacche lame, frena l’impulso del tuo cuore, sii spietato, cinico e crudele, fendi bene i tuoi colpi, e goditi il plauso del pubblico ammaestrato.
È ora, poveri piccoli uomini, siate pronti ad urlare, a bere sangue e mangiare carne viva, siate pronti a starnazzare come papere e ridere come iene, siate pronti a versare lacrime d’ipocrita umanità.
È ora, madre terra, a te m’immolo e sopra te verso il mio sangue.
È ora creatore d’ogni cosa, a te ritorno e dentro di te vengo a riposare.
È ora matador, la mia carica sarà furiosa e la polvere s’alzerà fino al cielo.
Vengo sì a morire, ma se non m’ucciderai in un solo colpo, attento matador! perché saggerai dolore e morte, quando le mie corna ti trafiggeranno lentamente, e la forza del mio collo lancerà il tuo stupido ed insignificante corpo verso il sole.

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Il sole. Com’è bello, il sole. Mi carezza il muso, mi ricorda pascoli lontani.

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Ahhh.. povero piccolo uomo, hai colpito, ma non hai ferito a morte. Prova ancora, e ancora, e ancora!
Quello è il mio sangue?
Ho freddo.
E smettila di urlare, sciocca creatura, non vedi che m’hai ucciso? Irritante la tua voce, mi stordisce.

-
Ahhh.. stupido animale, sbagli ancora, hai mancato il cuore.

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Ahhh.. uomo inutile, i tuoi colpi sono sempre più indecisi.. la tua forza viene meno?
Il sole, dov’è il sole? Il sole mi accarezza il muso.
Il mio muso, è bagnato.. cos’è ques’odore? Questo dunque, è il mio sangue?

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Ho freddo.

-
Non ti sento più, finalmente taci.
Finalmente anche le iene tacciono. Che succede?
Dove sei finito stupido animale? Non ti vedo più, sei scappato, eh?
Il sole.. oh, sì, ora lo sento. Ora lo sento. Il mio muso è asciutto.
Mi ricordo pascoli lontani.
Mi ricordo pascoli lontani.
Mi ricordo.. pascoli ..
lontani. -
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immagine tratta dal motore di ricerca Google

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