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sabato 6 settembre 2008

La crisi

Cerco
-mi sono perso-
chiamo con forza quell’uomo girato di spalle
-mi sono perso-
Un uomo quieto,
un uomo rinato,
si gira in silenzio e saluta,
chiamo quell’uomo
-mi sono perso- ma è già lontano,
è così lontano,
è così..
lontano.
Sogno reale,
onirico tatto,
corrente che passa veloce , che passa e fa male,
ed ecco di nuovo quell’uomo
ed ecco di nuovo il saluto
lo guardo, lo lascio andare
-mi sono perso di nuovo-
Cerco lo stato di veglia,
ditemi il giorno,
ditemi che ora s’è fatta,
questo deserto viola
-dove mi trovo?-
Provo ad alzarmi, ed ecco lo specchio.
Ora quell’uomo mi
guarda drtitto negli occhi.
stravolto, sudato, ferito.
Quell’uomo mi guarda e mi chiede
un cenno.
Ecco dov’ero.
Mi sono trovato.
D'Izzia Roberto, 06/09/08, ore 14.10

2 commenti:

Lauce ha detto...

"Forse l'immobilità delle cose che ci circondano è imposta loro dalla nostra certezza che si tratta proprio di quelle cose e non di altre, dall'immobilità del nostro pensiero nei loro confronti." (Marcel Proust)

liberoPensieRoberto ha detto...

Anche Proust soffriva di epilessia?
Perchè questo pezzo riguarda una di quelle crisi..