Noi prigionieri qui come roditori piccolini e rossi
divoriamo solo quello che troviamo dentro i
fossi o negli angolini di una vita forse troppo
sporca maiali inquinatori di un prato divenuto
blu sopra la barca del diluvio universale
che succhia dentro e sputa tutti. E si è
dimenticato ancora di salvare il piccolo
digiuno, dovremmo abbandonare quell’idea
così pazzesca che c’è un Dio per ognuno
non voglio più pensare ai boss di quella
malavita pittoresca fatta solo per coprire
il luccichio di questa Italia; poverini
quei barboni ma il ritmo della vita pensa
solo a rallentare il cuore, e il commercio
della nostra smania di acchiappare quei
milioni si trasforma in una grossa dispensa:
ballerini poliziotti commedianti e mostri
forse quello dell’amore è il simbolo più
opaco di un paese con la pancia già
abbastanza grassa. Basta coi rifiuti vostri
che mi uccidono la mente come il pendolo di Poe.
D’IZZIA ROBERTO (01/05/1994)
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