Ah ricordo, ricordo di quand’ero bambino ed ero troppo piccolo per parlare con i grandi, ricordo quando avevo 14 anni e non ero ancora abbastanza grande per parlare con i grandi, al contrario di adesso che posso finalmente parlare con i grandi, ma sono loro che continuano a non cagarmi.
Ricordo di quando avevo sei anni e le felici passeggiate con i miei in piazza del Duomo, sempre felicemente invasa dai piccioni, e di come mi divertivo a dar loro i semi per cibo ricevendo in cambio beccate sulla fronte (il bello veniva quando volevano mangiarmi gli occhi), o spaziose e variopinte cagatine sui miei vestitini.
Com’era bello andare al mare ed essere costretto a spogliarmi nudo per cambiare il costume, davanti a centinaia di persone pronte ad accendere interminabili discussioni sul mio pisello, per alcuni “…troppo piccolo…”, per altri “…io non l’ho proprio visto!…”.
Bello era quando dovevo chiudere gli occhi durante le scene di sesso dei films, momenti in cui perdevo ogni speranza di vedere un seno per altri sei mesi almeno; erano momenti in cui dal cuore mi uscivano frasi del genere: “perché mi fate vedere 9 settimane e ½ se mi costringete a girarmi sul più bello?”.
Ricordo le grandi feste di famiglia, migliaia di parenti, e di come ero costretto a mangiare in un tavolino a parte, quello per i più “piccoli”, passando così interminabili minuti a chiedermi se avevo o no più valore di un rotolo di carta igienica.
Erano bei tempi, però, perché quando dicevo “TI AMO” ad una dolce coetanea, non mi sentivo dire “ma vai a cagare pirla!”, perché a 9 anni le ragazze non sanno ancora usare certe parole, non come le mani o i piedi.
Erano i tempi in cui potevo pettinarmi e vestirmi come volevo senza il commento di nessuno, erano i tempi dell’innocenza più assoluta – non sarei mai andato a letto con una ragazza senza il consenso dei suoi genitori- .
Preferisco sicuramente l’infanzia alla maturità perché, almeno, quando piangevo dalla disperazione (o per problemi esistenziali) me la cavavo con qualche sberla sul sedere, mentre, adesso, le sberle mi arrivano da tutte le parti e non posso neanche permettermi il lusso di piangere.
D’IZZIA ROBERTO (09/04/1996, ore 2.10)
Ricordo di quando avevo sei anni e le felici passeggiate con i miei in piazza del Duomo, sempre felicemente invasa dai piccioni, e di come mi divertivo a dar loro i semi per cibo ricevendo in cambio beccate sulla fronte (il bello veniva quando volevano mangiarmi gli occhi), o spaziose e variopinte cagatine sui miei vestitini.
Com’era bello andare al mare ed essere costretto a spogliarmi nudo per cambiare il costume, davanti a centinaia di persone pronte ad accendere interminabili discussioni sul mio pisello, per alcuni “…troppo piccolo…”, per altri “…io non l’ho proprio visto!…”.
Bello era quando dovevo chiudere gli occhi durante le scene di sesso dei films, momenti in cui perdevo ogni speranza di vedere un seno per altri sei mesi almeno; erano momenti in cui dal cuore mi uscivano frasi del genere: “perché mi fate vedere 9 settimane e ½ se mi costringete a girarmi sul più bello?”.
Ricordo le grandi feste di famiglia, migliaia di parenti, e di come ero costretto a mangiare in un tavolino a parte, quello per i più “piccoli”, passando così interminabili minuti a chiedermi se avevo o no più valore di un rotolo di carta igienica.
Erano bei tempi, però, perché quando dicevo “TI AMO” ad una dolce coetanea, non mi sentivo dire “ma vai a cagare pirla!”, perché a 9 anni le ragazze non sanno ancora usare certe parole, non come le mani o i piedi.
Erano i tempi in cui potevo pettinarmi e vestirmi come volevo senza il commento di nessuno, erano i tempi dell’innocenza più assoluta – non sarei mai andato a letto con una ragazza senza il consenso dei suoi genitori- .
Preferisco sicuramente l’infanzia alla maturità perché, almeno, quando piangevo dalla disperazione (o per problemi esistenziali) me la cavavo con qualche sberla sul sedere, mentre, adesso, le sberle mi arrivano da tutte le parti e non posso neanche permettermi il lusso di piangere.
D’IZZIA ROBERTO (09/04/1996, ore 2.10)
2 commenti:
ciao Roby :) dopo la vacanza e la sòla che vi abbiamo dato hihihihih ora ci sono le feste e quindi rimandiamo tutto a gennaio (altra sberla sul sedere)... io non so davvero quale età preferisco, la maturità ti apre le porte di un mondo orrendo, ci tenevano sotto una campana di vetro, ci hanno dato l'infanzia più bella che si poteva avere, ci hanno lasciato fuori dalle brutture del mondo che conosciamo oggi... dal mio punto di vista o indossi una corazza o PIANGI!!! meglio la prima direi ;)
smack
ohy Rò... x natale posso regalarti mia suocera, è mezzora ke mi rompe i cosidetti che nn ho ;)
Vorrei tornare bambina, ingenua....
O magari ci stò ritornando grazie a mia figlia... che ridere ieri con l'albero... cmq è venuto bene e dopo posto un pò di foto ;)
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