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lunedì 29 dicembre 2008

Io sono il colonnello Kurtz

E così, si rientra in ufficio.
“passato bene il Natale?”, certo che l’ho passato bene, per il semplice motivo che ho dormito quattro giorni di fila.
Il nuovo anno sta per cominciare, ed io mi sforzo di non cedere alla pressione psicologica imposta da un banalissimo calendario, ma è più forte di me, e vince l’ansia.
Quel sottile stato d’animo, che mi dice quanto saranno difficili i mesi a venire, quella speranza di realizzare i miei sogni, e ne ho molti, che si assottiglia sempre di più ma non vuole assolutamente morire. Quell’amara consapevolezza di essere ancora solo.
Per “solo” intendo spiritualmente solo, oltre che fisicamente. Esiste qualcuno con cui posso condividere davvero i miei pensieri contorti, perché questo qualcuno sembra essere come me; ma è un molto lontano, e lo sarà anche di più, fra qualche tempo, per via di una “trasferta” di studio.
La distanza è una specie di costante universale nella mia vita: è la costante “D”.
Complicità + amicizia + sessualità = nuova splendida voglia d’amare.
Complicità + amicizia + sessualità + D = solitudine.
Devo cambiare equazione.
Le telefonate, i messaggini, le lettere.. sì, tutto questo è positivo; anche ricevere un libro in regalo e non per natale, ma un giorno a caso, è bello, anzi bellissimo visto che il libro in questione è praticamente adiacente alla mia personalità ("L'elogio della follia" di Erasmo da Rotterdam), ma resta un inequivocabile dato di fatto: la distanza.
Esiste, oggi, anche chi provo ad intravedere come batticuore ritrovato ma, ovviamente, la costante D è sempre lì, e varia in modo significativo il risultato della somma generale.
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Mi rendo conto di come sia cambiato negli anni, e di quanto abbia già superato la linea del non ritorno; oramai cerco solo sincerità e schiettezza, e mi scontro con le molteplici fragilità delle persone che mi circondano, oltre che con le mie.
Sono sincero e schietto perfino con me stesso e, assurdo a dirsi, spesso la cosa mi fa male, ma so che è la strada giusta; avrei tanto voluto stringere i denti e sopportare la mia insistente voce interiore quando le cose non andavano più bene con M., come fanno tanti, ed oggi forse avremmo superato il momento di crisi.
Oggi forse vivrei ancora in quella casa accogliente che tanto ho amato.
Già.
Oramai, però, mi è praticamente impossibile non ascoltare quella mia voce interna, quella che mi dice: Rò, guarda che non sei più te stesso, riprenditi la tua vita.
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Ma chi sono veramente, io?
Roberto serio, in giacca e cravatta, che parla di politica o di soluzioni per la società in cui vive?
Roberto allegro e disinvolto, che si sente a suo agio in una festa dove non conosce nessuno, ed è il primo che si mette a ballare?
Roberto poeta, che scrive e poi magari recita brani profondi, dai risvolti sempre originali?
Roberto duro e cinico, che fa piangere le persone che lo circondano?
Roberto che aiuta le persone che gli stanno intorno, che le cambia, le valorizza il più possibile?
Roberto che “da quando ti conosco mi accetto di più perché sei capace di farmi vedere le cose belle di me”?
Roberto che cambia sempre casa e lavoro?
Roberto che ti manda affanculo alla velocità della luce?
Oppure Roberto diplomatico che cerca sempre di mediare le posizioni?
Semplicemente “Rò”?
Allora, chi sono io?
Roberto sincero, questo sì. Lo so, mi dico spesso che mentire non porta a nulla, anzi se è possibile peggiora la vita.
Forse sono troppo attento alle persone che mi circondano, talvolta ne assorbo i disturbi, e la mia mente vacilla, come in questo periodo: com’è possibile che persone diverse abbiano pareri diametralmente diversi di me? Che io sia una specie di dott. Jekyll e Mr. Hyde?
Chi di loro ha ragione o, almeno, si avvicina alla verità?
Una parte di me, quella predominante per fortuna, mi dice “tu sei tu, sai bene qual è la verità, se gli altri ti dipingono in modo diverso, il problema è solo loro”.
Io so che quando mi soffermo a guardare un ragnetto che tesse la tela mi commuovo, che carezzo ogni cane che incontro, che aiuto le persone di nascosto, e senza volere nulla in cambio.
Io lo so. Perché lo scrivo su un blog, poi?
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Un’altra cosa che so, è che ogni principio morale che mi è stato impartito s’è sgretolato, schiacciato dalla menzogna della mia cultura, e che oggi vivo secondo una mia morale.
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Addestriamo dei ragazzi a sganciare Napalm sulla gente, ma i loro comandanti non vogliono che scrivano "cazzo" sugli aerei perché è una parola oscena”, questa battuta è recitata da Marlon Brando in Apocalypse Now, e mi sembra la perfetta sintesi del mio senso di rigetto verso questa pseudo cultura in cui galleggiamo.
Ecco chi sono io: sono il colonnello Kurtz, uscito dai ranghi, che rifiuta la promozione a Generale, che sparisce dalle missioni in Vietnam e si spinge fino alla Cambogia, che crea un nuovo regno, dove uomini di ogni nazione si uniscono a lui. Il colonnello Kurtz che legge poesie ad alta voce, ma è pronto a tagliare una testa quand’è necessario.
Sì, ho capito chi sono.
Io sono il carismatico personaggio dell’unico film che sono in grado di interpretare.

7 commenti:

Kat ha detto...

Splendido post....
Io credo che nessuno, o quasi, sia in grado di conoscere se stesso.
perchè siamo molteplici come lo sono gli occhi di chi ci osserva. inconsciamente o per bisogno dobbiamo avere modi di fare differenti a seconda di chi ci sta davanti, ed è a volte complicato ritrovare la strada per il sè.
non sappiamo trovare il tempo per guardarci dentro, e molto spesso non abbiamo molte scelte.

è questo mondo che ci aliena, che ci impedisce di trovare la giusta via. è una continua lotta. per cosa, poi? non l' ho ancora capito.

molto spesso scappo con la mente. vorrei andare in un luogo lontano, a non pensare....

cmq colonnello, per me sei il Roby con cui m' abbufferei di carbonara dicendo stronzate, bevendo birra.
Quel nulla che so di te mi basta per stimarti...

liberoPensieRoberto ha detto...

Quel nulla che basta per porgerti un inchino riverente.

la signora in rosso ha detto...

alla fine siamo "UNO, NESSUNO, CENTOMILA" - Qualcuno mi ha detto, in un momento difficile, bisogna toccare il fondo, per riemergere, il tuo post mi dice che hai già cominciato a fare chiarezza dentro te. A presto

liberoPensieRoberto ha detto...

Pensavo che, dopo undici anni di problemi, dal fondo potevo lentamente staccarmi, e che all'alba dei miei 31 anni fossi pronto a godermi la salita.
Beh, a quanto pare il mio corso "sopravvivi nella giungla" deve andare ancora un po' avanti.

Rimbocchiamoci 'ste maniche, và.

Lauce ha detto...

Pensa che strano, ho visto questo film 2 giorni fa! :)

Potrei dirti tante cose, ma sarebbe tutto vero e falso allo stesso tempo...la mia realtà non è uguale alla tua.
Solo tu potrai capirti al 100%. La tematica è sempre la solitudine, certo, ma è solo così che potrai conquistare uno spazio dentro di te.

La distanza, già, ha i pro e i contro, come tutto.
Beh...il libro ti è stato regalato in un modo diverso! :)

Stai facendo un bel percorso a mio avviso, per niente semplice, ma tuo.

Spero che il colonnello Rò faccia una fine diversa dal colonnello Kurtz...anzi, sono sicura che sarà così!

:)
Laura.

liberoPensieRoberto ha detto...

Kurtz, quando cattura Willard, gli dice "mi aspettavo uno come lei", riferendosi al fatto che dentro sè aspettava qualcuno degno di porre fine alla sua esistenza, ma senza giudicarlo.
E' come se il mio comandante Willard fosse il nuovo Roberto che va ad uccidere il vecchio, ed io sento che sta arrivando.
Il nuovo potrebbe anche essere una nuova situazione che prende il posto a quella vecchia.
Eh, quanto potremmo ricamarci su?

ValeTata ha detto...

Ero rimasta indietrissimo con tutti i post... questo mi ha incantato... ti metti in discussione, cerchi di capire il perchè dei tuoi modi di fare... la vita non è facile per nessuno, ma rendersene conto è già un bel passo avanti. Un abbraccio, Vale