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lunedì 6 luglio 2009

Due birre.

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“..il bello delle regole, è che si possono trasgredire” diceva il giovane uomo, sorseggiando la sua birra ad altissimo tasso alcoolico.
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Lei, meno impetuosa, decise di aspettare qualche istante prima di rispondere, senza però prendere in considerazione che il suo volto stava già tradendo chiaramente il suo umore. L’espressione che ne uscì, infatti, fu di biasimo misto a dubbio –finalmente hai tirato fuori la tua frase ad effetto, vero? – e lui, così leggero eppur così attento, la colse come fosse un urlo.
non sei convinta, eh?” e, mentre lo diceva, un sorriso complice (come a dire “dai, parliamone, mi piacerebbe sapere cosa c’è dietro quello sguardo") lo rese meno arrogante agli occhi di lei, che decise di giocare quella partita.
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- Forse, questo giovane uomo che mi sta davanti non è poi così leggero –
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Talvolta capita di sentirsi al posto giusto nel momento giusto, e soprattutto che la compagnia sia la più appropriata per condividere un po’ di se stessi; quando ci si trova in una situazione così, improvvisamente il tempo si svuota del suo stesso significato, e lo spazio intorno diventa semplice dettaglio.
Ci sei dentro, in quella situazione, e ci rimarresti per molte, molte ore a venire, poichè tutto il resto è già passato in secondo piano.
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Bevve la sua birra fresca, mentre distrattamente sbrigava il suo compito di cameriera.
S’erano oramai addentrati in un discorso dai confini incerti, in un'incalzante alternarsi di punti di vista; due birre, due mondi a confronto e due i sorrisi sornioni che sfioravano le loro labbra.
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“..dai, è innegabile che io e te abbiamo qualcosa che ci accomuna, prima di tutto dal punto di vista biologico..”, ribatteva la giovane donna, perché il suo interlocutore s’era avventurato in eclatanti esclamazioni, sulla presunta diversità di ogni essere umano.
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E poi, i bisogni.
Che motivo c’è di spiegare l’esistenza di un bisogno, chiedeva lui; lei ribatteva decisa, fra un caffè ed un vassoio ai tavoli, ma con quella voce dolce, delicata come un soffio.
“..e allora, spiega un po’.. si può sapere cos’è per te un vuoto?”.
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Fresca la birra di lei; la seconda, per l’esattezza.
La cascata di pensieri associativi li investiva con irruenza, tanto da non riuscire più a ricordare qual’era il punto di partenza di quella discussione; capita, l’ho già detto, che ci si senta al posto giusto con la persona giusta, e diventa del tutto naturale lasciarsi sedurre dalla tentazione di essere liberi, realmente liberi.
Il bancone del bar (e forse mille altre cose) li divideva, ma in realtà sembrava scomparso, esattamente come le voci dei clienti petulanti e chiassosi intorno.
Lui parlava di crescita, “sai, quando lavori su certe cose, devi in qualche modo individuare i tuoi blocchi per liberartene”, e mentre glie lo diceva, sussurava a se stesso – ma di che diavolo sto parlando se sono il primo ad avere blocchi di tutti i tipi?-.
Lei scosse la testa, riteneva troppo complesso quel processo di sblocco e, in un momento di autentica sincerità, gli disse con voce tremante “ma perché siamo così complicati?”.
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Lui avrebbe voluto rispondere, ma non aveva parole a questa domanda.
- come sei bella – sarebbe stata un’esclamazione priva di significato e di attinenza al discorso, ma di certo quelle erano le tre parole più vicine in assoluto ad un pensiero fugace, che chiaramente decise di strozzare sul nascere.
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La terza birra fu per lei quella del cambiamento, i movimenti si fecero più armonici e lenti, e la sua fisicità più disinvolta. Seduta direttamente sul bancone, continuava proporgli domande e nuove soluzioni (“punti di vista” li chiamava lui) a dilemmi della mezzanotte inoltrata. Ignara, la giovane donna, dell’ego straripante di lui, che si nutriva proprio dell’interesse degli altri alla sua persona.
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I bisogni, dunque cosa sono?
Era passata l’una da venti minuti, ed il locale dovette chiudere; il padrone del bar, però, tirò fuori tre piccoli robusti bicchierini di vetro..
.. e fu, Tequila “bum bum”.
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La vide leggermente alterata dall’alcool, stanca dal lavoro e dallo studio, mentre si avvicinava alla sua macchina.
- Non dovrebbe guidare così stanca e brilla… Beh, nemmeno io dovrei tornare in bicicletta sotto questo temporale.. -
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Sorrise, sotto la pioggia fredda.
Il bello delle regole, del resto, è che si possono trasgredire.

5 commenti:

Elly ha detto...

Favoloso.
Mentre leggevo ho immaginato entrambi, lei seduta sul bancone mentre lui ad un tavolino poco lontano da lei. Mi piace il tuo modo di scrivere e descrivere.
Eh bravo Roberto.

Ciao

:)

liberoPensieRoberto ha detto...

Accidenti, Elly, mi colpisci.

Con una penna in mano, sul palco d'un teatro... quando fai vibrare le tue corde vocali oppure suoni uno strumento...
..ecco, ciò che in fondo al cuore senti quando crei, oltre all'incredibile spinta all'arte, è il desiderio che tutto ciò dia una qualche emozione a chi assiste al tuo lavoro.

Quindi, grazie per il tuo commento.

Elly ha detto...

Ma grazie a te,
adoro leggere e quando trovo qualcuno che è capace di scrivere come te mi emoziono. Oddio, adesso non illuderti più di quel tanto perchè sicuramente dovrai lavorare ancora sodo, ma hai delle grandi potenzialità.

ciao

:)

liberoPensieRoberto ha detto...

..dovrò lavorare sodo per tutta la vita, credo, perchè chi si sente arrivato ha già perso la sfida.

Il mio modo di scrivere è, infatti, molto cambiato negli anni, proprio perchè sono sempre alla ricerca di un nuovo stile.

Vabbè, basta così, chi si loda s'imbroda :)))

Elly ha detto...

Sei simpatico.

Hai mai pensato di pubblicare dei racconti brevi, anche su dei giornali? Pagano poco, ma a volte serve per farsi conoscere da degli editori.

CIao

:)